Caro Luca,
ho una buona notizia per te e una cattiva. Comincio con quella cattiva: la Commissione europea ha autorizzato da anni il consumo alimentare di insetti. Quindi sì, friggerli, bollirli, impastarli, aggiungerli alle salse e alle insalate, masticarli, sgranocchiarli dovrebbe diventare normale e abituale, allo scopo di, così come specifica l'Ue, favorire l'adozione da parte dei cittadini europei di una dieta più sana e sostenibile. Inoltre si ritiene che dal consumo di insetti deriveranno futuri benefici per l'ambiente.
Di insetti, che sarebbero ricchi di proteine e nutrienti, è gremita la Terra. Inoltre sarebbero responsabili di meno dell'1% dell'impronta di carbonio totale connessa all'allevamento. Cosa che, a giudizio degli ambientalisti, li renderebbe una alternativa valida ed ecologica alla dieta tradizionale: salvaguarderanno il nostro futuro, preserveranno la specie umana dall'estinzione paventata dall'ideologia gretina o cretina. E, in sostanza, è questo, secondo l'Ue, a doverci indurre a nutrirci alla stregua di chi dimora nella foresta amazzonica o in Asia. Dovremmo farlo per tutelare il pianeta. Io, con tutto il rispetto, non ci penso minimamente a mandare giù una porzione di grilli trifolati per contribuire a combattere il cambiamento climatico o il surriscaldamento globale. E credo poco, anzi per niente, che abbandonando la nostra sana dieta, quella mediterranea, che, stando a diverse indagini scientifiche, aumenta la longevità, possiamo trarne vantaggio sia dal punto di vista della salute individuale che collettiva. Perdona la franchezza: mi pare una colossale scemenza. Peraltro a me, se soltanto lo scorgessi un piatto di insetti, so che mi susciterebbe la depressione sigillandomi per di più lo stomaco. Dunque, semmai la salute l'annienta. Sono certo che persino il mio gatto, Ciccio, rinomato buongustaio, come dimostra il suo girovita alquanto rotondo, amico con il quale condivido spesso i miei piatti e che non ha mai fatto lo schizzinoso, divorando qualsiasi cosa gli si metta sotto i baffi, si sentirebbe oltremodo oltraggiato se gli servissi una cavalletta al forno. È probabile che mi manderebbe a stendere e traslocherebbe dai vicini.
Il motivo per il quale non ti sei ancora imbattuto in questo novel food, così lo chiamano, ossia cibo nuovo, che non sostituirei mai con il vecchio, è perché gli italiani sanno troppo ben mangiare per mangiare quello che gli ordina l'Europa invitandoli ad essere virtuosi a tavola. Per noi essere virtuosi significa accompagnare ogni pasto con un buon bicchiere di vino, non di sicuro ordinare al ristorante un fritto misto di insetti. Questi non hanno chance di successo in Italia. I consumatori non li vogliono, al massimo spruzzano l'insetticida. Gli abitanti della penisola prediligono gli spaghetti, la bistecca, la pizza, le polpette, la pasta al forno. E che i soloni la smettessero una volta per tutte di predicare tentando di convincerci che, se agguantiamo una coscia di pollo, stiamo uccidendo il clima e l'orso polare.
E adesso passiamo alla buona notizia: il grillo domestico, la larva gialla della farina, il verme della farina minore nonché tutti gli alimenti che utilizzano tali ingredienti nella preparazione possono essere venduti sul nostro territorio, che fa parte di quello comunitario, ma sulle confezioni dei nuovi alimenti devono essere riportate la tipologia di insetto presente, le quantità utilizzate (fino a un massimo del 10%), il Paese di origine e le informazioni relative a rischi legati a reazioni allergiche. Per quanto riguarda più specificatamente la vendita, i prodotti di questo tipo devono essere esposti in comparti separati e segnalati da apposita cartellonistica.
Dunque non c'è il rischio che il consumatore possa essere tratto in inganno. Egli può difendersi da tali contaminazioni, mode e schizofrenie. Basta leggere l'etichetta per scongiurare la possibilità di rimpinzarsi di locuste a cena.
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