L'eurozona ha «un disperato bisogno di investimenti e crescita», un'urgenza che non va ostacolata con una politica monetaria troppo severa tale da frenare «inutilmente l'economia». E l'Italia non deve scordare che «quando hai un debito eccessivo, la tua sovranità è a rischio».
A una settimana dalla riunione della Bce, il componente del board dell'Eurotower Piero Cipollone affida a Le Monde la consegna di due «caveat». Il primo è indirizzato ai falchi di Francoforte, nel caso restassero sulle barricate nonostante la sostanziale convergenza dell'inflazione verso il target del 2%. Il banchiere italiano avverte il «pericolo reale che la nostra posizione possa diventare troppo restrittiva». E poiché un taglio dei tassi da un quarto di punto appare ampiamente scontato fra sette giorni (ieri il Canada ha fatto da apripista con un calo dello 0,25%), Cipollone sembra più temere quanto potrebbe accadere negli ultimi due vertici del 2024 della Bce, in calendario in ottobre e dicembre.
Col navigare a vista degli ultimi mesi, non c'è del resto nulla di garantito, anche se «i dati fin qui confermano la nostra direzione di viaggio e spero che ci permetteranno di continuare a essere meno restrittivi». Ma ciò che chiede Cipollone è distogliere lo sguardo dall'andamento dei prezzi per osservare in modo più attento il fronte congiunturale, con un approccio simile a quello abbracciato di recente dalla Fed. Dalla fiducia dei consumatori e dal manifatturiero non arrivano «segnali incoraggianti», mentre la debolezza degli investimenti «suggerisce che le aziende non credono in una forte ripresa». «Ciò indebolisce - sottolinea Cipollone - anche il nostro potenziale di crescita futura, riducendo la capacità della nostra economia di sviluppare e adottare nuove tecnologie per aumentare la produttività». Insomma, il quadro che si delinea rende meno probabile centrare quest'anno la stima della Bce di una crescita dello 0,9%.
Un tetragono arroccarsi su opzioni di retroguardia monetaria potrebbe soltanto far peggiorare la situazione. Con ripercussioni anche sul contenimento del debito. Sebbene consideri le nuove regole del Patto di stabilità siano considerate «compatibili con il mantenimento degli investimenti pubblici», il banchiere sottolinea che l'Italia deve essere consapevole dell'entità del proprio debito, il cui servizio comporta una spesa equivalente a quella per l'istruzione, e non dimenticarsi che «più grande è il debito, più volatile è il mercato e più difficile è implementare un aggiustamento». In breve, così come diceva Mario Draghi, «la sovranità è a rischio».
Auspicabile quindi, anche per sostenere i necessari investimenti privati e pubblici e per ridurre i costi di finanziamento, l'introduzione gli Eurobond. Prima però va rotto il tabù della mutualizzazione del debito, scontrandosi con altri falchi. Quelli che hanno il nido a Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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