Paesi sicuri e rimpatri: nuova commissione Ue lavora al piano migranti

L'Unione europea molla il freno e richiama i Paesi membri a una maggiore collaborazione sui rimpatri: "Le procedure nazionali degli Stati membri presentano ancora molte scappatoie e divergono troppo"

Polizia sgombera i migranti a Parigi
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Mentre in Italia i tribunali cercano di mettere le ganasce ai provvedimenti del governo che mirano a contrastare l'immigrazione illegale, per favorire di contro quella legale, nell'Unione europea si va nella direzione opposta. È il commissario europeo designato agli Affari interni, Magnus Brunner a tracciare il futuro delle politiche dell'Unione nel caso in cui venisse riconfermato. Nel disegno di Brunner ci sono gli elementi che l'Italia sta anticipando con le soluzioni intraprese dal governo Meloni.

"Se confermato, esplorerò ulteriori idee che possono integrare e sostenere il nostro lavoro sul Patto, compreso sui rimpatri", ha spiegato il commissario nelle risposte alle domande scritte della commissione Libe per la sua audizione di conferma che si terrà il 5 novembre. Brunner ha confermato che verrà applicato il concetto di Paese terzo sicuro: "Il regolamento relativo alla procedura in materia di asilo prevede una revisione di questo concetto entro la metà del 2025, che intendo preparare ascoltando tutte le parti interessate". Il concetto di Paese terzo sicuro non è altro che quello che l'Italia sta cercando di portare avanti con l'Albania, con la quale esiste già un accordo e dove sono già stati realizzati i centri. L'intervento del tribunale di Roma sul caso, per altro, non discute sulla ratio dietro l'esternalizzazione delle procedure burocratiche di asilo e di espulsione ma ne fa una questione di Paese sicuro di rimpatrio, il che non è legato alla sola Albania ma a qualunque procedura attivata anche sul territorio italiano.

Nella sua risposta alla commissione Libe, Brunner ha spiegato che il suo obiettivo in caso di riconferma è quello di lavorare "urgentemente su un nuovo approccio comune ai rimpatri. Ciò significa una nuova proposta di legge per accelerare e semplificare i rimpatri, definendo obblighi chiari di cooperazione per il rimpatriato, snellimento effettivo del processo, digitalizzazione della gestione dei casi e disposizioni per il reciproco riconoscimento delle decisioni di rimpatrio". Ma tra le operazioni urgenti ci dev'essere anche necessariamente l'attuazione del patto di migrazione e asilo, per il quale Brunner ipotizza possibili procedure d'infrazione per chi ne blocca l'implementazione: "La cooperazione strutturata dovrebbe essere la migliore via per garantire l'attuazione: ma vorrei anche sottolineare che laddove dovessimo capire che una corretta applicazione del diritto Ue è sistematicamente bloccata, non esiterò a proporre procedure di infrazione".

La commissaria europea per l'Uguaglianza Helena Dalli, parlando a Strasburgo nella plenaria del parlamento, ha confermato quanto dichiarato da Brunner, ribadendo che la Commissione Europea intende lavorare "per completare il quadro" normativo delineato nel patto Ue aggiungendo il "pezzo mancante essenziale, un'efficace politica di rimpatri". Nelle prossime settimane sarà uno dei fascicoli più caldi per l'Unione europea e, ha spiegato, la Commissione "lavorerà a stretto contatto" con Stati membri e Parlamento "per garantire che, insieme, si realizzi questo pezzo mancante". Nella sua relazione, Dalli ha sottolineato che "sul lato operativo, la rete di alto livello per i rimpatri e il coordinatore dei rimpatri dell'UE stanno lavorando per implementare la tabella di marcia per i rimpatri, adottando misure mirate per rendere i rimpatri più efficaci, ad esempio, supportando gli Stati membri e il rimpatrio di individui pericolosi o utilizzando gli avvisi di rimpatrio dal sistema informativo Schengen, vediamo emergere buone pratiche in tutti gli Stati membri".

Ma ha anche lanciato un monito, spiegando che "le procedure nazionali degli Stati membri sui rimpatri presentano ancora molte scappatoie e divergono troppo". A tal proposito, ha aggiunto, "dobbiamo mettere in atto un sistema comune europeo di rimpatrio. Per questo, abbiamo bisogno di un quadro giuridico rinnovato e moderno, adattato alle sfide odierne. Sei anni fa, la Commissione ha avanzato una proposta per riformulare la direttiva sui rimpatri vecchia di 16 anni, ma i colegislatori non sono riusciti a trovare un accordo". E rivolgendosi alla plenaria ha detto: "Avete inserito i rimpatri all'ordine del giorno e sono d'accordo che la politica migratoria dell'Ue può essere sostenibile ed equa solo se coloro che non hanno il diritto di rimanere nell'Ue vengono effettivamente rimpatriati". Snocciolando i numeri, Dalli ha riferito che c'è stato un aumento del 18% dei rimpatri rispetto alla prima metà dell'anno scorso, con quasi 59.

000 rimpatri effettivi. Ma, "con quasi mezzo milione di persone a cui viene ordinato di lasciare l'Ue ogni anno, solo circa una persona su cinque che ha ricevuto una decisione di rimpatrio viene effettivamente rimpatriata".

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