Non di solo velo, la repressione delle donne in Iran. Secondo gli arcigni difensori della morale coranica, nei confronti del gentil sesso va esercitato un controllo totale, persino per «proteggerle» da comportamenti maschili, qualora non siano appropriati verso le donne. Solo che in questi casi le autorità non puniscono gli uomini, ma preferiscono tenere separate (preferibilmente a casa) le donne.
È quanto sta accadendo durante gli Europei 2012 di calcio: alcuni cinema (il numero è imprecisato: due solo nella capitale, numerosi nelle città minori) che trasmettevano le partite dagli stadi di Polonia e Ucraina sono stati chiusi perché ammettevano indistintamente uomini e donne. Il problema riscontrato dalla polizia è stato che gli uomini, durante i fatidici 90 minuti, perdevano ogni controllo e - tutto il mondo è paese - si lasciavano andare a parolacce, battute oscene, gesti scurrili e una vitalità da tifosi ritenuta poco consona. Il viceministro per la Cultura e l'orientamento islamico, Javad Shamaghdari, ha assicurato che «tale questione» dei cinema-maxischermo calcistici sarà tenuta d'occhio («avrà un seguito»).
La repressione estiva, nello sfortunato paese degli ayatollah, è però una prassi. Un giro di vite che colpisce soprattutto le giovani che, a causa delle temperature, finiscono per allentare il velo e tenere i camicioni un po' troppo aperti. Addirittura, per tali «sconcezze», è stata arrestata un'attrice, colpevole di non essere velata e coperta come si deve, mentre si recava a un concerto nella famosa torre Milad di Teheran. Dell'artista sono state fornite solo le iniziali (L.A.) che farebbero pensare - senza conferma - a Leila Otadi, giovane bellezza del piccolo e grande schermo, con passato anche di modella. Un arresto-monito di cui nella capitale si vocifera molto, sui siti e (soprattutto) in privato.
Quest'anno la repressione è particolarmente dura: tanto da essere stata (prudentemente) rilevata da alcuni quotidiani, che hanno mostrato furgoni cellulari carichi di reprobe. Nei sermoni del venerdì islamico, i capi della preghiera hanno elogiato il solerte impegno della polizia: «Appoggio le vostre misure in quanto è molto importante lottare contro il bad hijabi», ha detto l'aytollah Ahmad Jannati, riferendosi al cattivo modo di vestirsi islamicamente e tuonando contro «la corruzione della società».
Invece alcuni deputati hanno provato a criticare l'atteggiamento delle forze dell'ordine nei confronti delle donne, ma il capo della Polizia iraniana, il generale di brigata Esmail Ahmadi Moghadam, ha respinto al mittente la critica, facendo notare che è il potere legislativo a dare indicazioni in tal senso.
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