Un evento non si può cancellare

Per i melanconici esponenti della sinistra, per i piagnucolosi leaderini dell’Unione scompagnata la «par condicio» non è soltanto una legge illiberale e restrittiva e strumentale, è un’ossessione. Continuano a invocarla sempre e comunque, come in una giaculatoria, in un disperato scongiuro. Per questi politici livorosi, l’odiato nemico, il sorridente Berlusconi, dovrebbe essere rinchiuso, fino al 9 aprile, in un bozzolo di silenzio e di buio e i giornalisti – tutti, anche quelli non disponibili a figurare nel coro a bocca chiusa – dovrebbero ignorarlo. Il premier va in America, accolto come uno statista autorevole e degno di rispetto? Parliamo di Sanremo, e solo di Sanremo. Il presidente del Consiglio ottiene un omaggio e un premio prestigioso che si riflettono sul nostro Paese? Parliamo d’altro, la linea ufficiale, in questa stagione di disfattismo programmatico, è che l’Italia è in declino, diplomaticamente isolata e politicamente malaticcia e non è utile, né risponderebbe alle regole della «par condicio», mostrare avvenimenti che smentiscono, nella loro esemplare chiarezza, la vulgata catastrofista.
Maledetti amerikani. Si può capire che un certo comunista con la bava alla bocca si sia riferito a Bush scambiandolo per Stalin, come a un tiranno dalle mani insanguinate: il fatto che Silvio Berlusconi sia stato chiamato a parlare al Congresso, abbia pronunciato parole significative e abbia ottenuto un successo straordinario ha spiazzato tutti i suoi detrattori. E gli americani, non montano teatrini per il semplice gusto di fare un piacere a un alleato, hanno espresso la loro ammirazione con la sincerità che li distingue. Ammirazione bipartisan, repubblicana e democratica.
Ora, tutto questo alle opposizioni non piace. Non potendo imporre la «par condicio» agli americani – quale Oscar avrebbero potuto conferire a Romano Prodi? - hanno finto di non capire che quel che è accaduto negli Usa interessava l’immagine più profonda che gli italiani hanno del Paese e hanno preteso, avrebbero preteso il silenzio. Ma il Tg5 non ha rispettato la consegna del silenzio e ha fatto vedere e sentire agli italiani quello che avevano il sacrosanto diritto di seguire. Con una «diretta», come oggi si usa nei Paesi che hanno dismesso i tam-tam. Al Tg5 hanno ragionato da giornalisti, quegli stravaganti. Alla Rai no, lì conoscono dosaggi e precauzioni politiche, sezionano la «par condicio» in sedici e si lasciano andare soltanto davanti ai comici faziosi. La presunta satira è sacra, la cronaca evidentemente no.
E per questa diretta del Tg5 le opposizioni hanno scatenato una bagarre indecorosa. Scartata l’ipotesi di rompere le relazioni diplomatiche con gli Usa, avrebbero voluto la cancellazione dell’evento, addirittura la «damnatio memoriae», che la voce fuori campo della «par condicio» in persona dicesse, come in certi telefilm americani: «La giuria degli italiani non tenga conto delle parole e degli applausi risuonati al Congresso». Una marea di denunce, accuse, ricorsi, un confuso abbaiare alla luna.
Ebbene, ieri è arrivata la sentenza che le opposizioni invocavano. La commissione servizi e prodotti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ritiene che la diretta del Tg5 e i servizi connessi all’evento non abbiano comportato la violazione delle norme sulla «par condicio». Perché si è trattato «della cronaca di un evento di eccezionale rilevanza istituzionale rispondente a primarie esigenze informative». Insomma, per dirla con Humphrey Bogart: «È la libertà d’informazione, bellezza».
Boomerang sul lobo frontale, l’organismo di garanzia ha sancito quel che le opposizioni volevano negare e nascondere: l’evento americano è stato uno straordinario successo per Silvio Berlusconi e per l’Italia ed era giustissimo farne oggetto di una diretta.
Con supremo sprezzo del ridicolo, i leaderini dell’opposizione continueranno a protestare.

E citeranno anche le prudenze e le attenzioni della stessa commissione che ha loro dato torto e che, per non farli piangere in eterno, ha stabilito che le immagini americane non potranno essere rimesse in onda. E che Rete 4 e Italia 1, considerate inadempienti talvolta sulla benedetta «par condicio», non dovranno farle rivedere. Pena la scomunica.

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