Dopo mesi di silenzio e gli affondi sulla questione immigrazione e la presunta «questione morale» nella classe politica italiana, il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, è tornato a tuonare dal suo pulpito, sempre contro il centrodestra. Nell’editoriale in edicola questa settimana il sacerdote sostiene che il Paese ha «un disperato bisogno di uomini nuovi, di indiscusso prestigio personale e morale».
Poi però il linguaggio è diventato truce: «C’è una concezione padronale dello Stato che ha ridotto ministri e politici in servitori e un garantismo sui potenti che sa di impunità». I teocon del centrodestra non l’hanno certo presa bene. «Un cristiano non usa questo linguaggio né con gli ultimi né con i primi», ha replicato il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi.
Più pesante l’affondo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi: «Servitore di disegni politici altrui sarà se mai don Sciortino, che si ostina a non accorgersi che questo governo è il più leale sostenitore di quei valori non
negoziabili che dovrebbero essere la prima preoccupazione dei cattolici del nostro Paese». Come dire che essere servi, per un cattolico praticante, non è mica un peccato. Basta servire il padrone giusto. E che almeno sia uno solo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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