Non tutte le ciambelle riescono col buco. Qualcuna riesce però con il buco di trama. È un po' l'impressione che si ha rispetto alle prime quattro puntate dell'ultima stagione di The Crown, pluripremiata ed amatissima serie Netflix.
I rischi c'erano, perché la serie andava a toccare proprio quel terreno che il suo showrunner Peter Morgan aveva già ampiamente esplorato in The Queen, con enorme efficacia. Ritornando sulla morte della Principessa Diana e sulle scelte della famiglia reale, ma soprattutto della Regina Elisabetta, di fronte all'ondata di dolore pubblico provocata dalla morte tragica di Lady D. serviva gioco forza una chiave narrativa nuova. Allora meno politica e più pathos, meno docufiction e più aspirazioni shakespeariane. Operazione riuscita? Mica tanto.
La critica britannica ha apprezzato poco. La serie ha incassato una serie di recensioni negative. Una delle più aggressive è stata Anita Singh di The Telegraph, scrivendo che il «gioiello Netflix si trova in un vicolo cieco» poiché la nuova stagione è «infestata dal bizzarro fantasma della principessa Diana». Fantasma che in effetti compare nel quarto episodio e, secondo molti, è una vera caduta di stile. Anche il Principe William si è detto «profondamente addolorato». La forza della serie era il verisimile che a quel punto salta. Ma più ancora, in molte scelte, salta l'equilibrio. Gli sceneggiatori, sino a questa stagione, avevano mantenuto una certa equidistanza dai personaggi.
In questi quattro episodi ci sono buoni e cattivi, anche a costo di mettere sotto il tappeto i fatti, come la capacità di Diana, è un esempio tra i tanti, di usare i fotografi per i suoi scopi. Forse sarebbe stato meglio fermare la serie prima di impattare su un passato troppo presente. E dove ogni volta che si romanza si fa male a qualcuno. Molto più che coi fatti.
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