Alzheimer, nuove speranze grazie al farmaco Lecanemab: ecco come funziona

Il farmaco approvato dall'Ue potrebbe fare la differenza nel trattamento di questa terribile malattia. Ecco per chi è indicato

Alzheimer, nuove speranze grazie al farmaco Lecanemab: ecco come funziona
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Dopo il parere negativo dell'Ema giunto la scorsa estate, arriva finalmente il via libera per un nuovo farmaco indicato per il trattamento precoce della malattia di Alzheimer, stiamo parlando del Lecanemab. L'Ue si è accodata al Usa, Regno Unito e Giappone, approvando il medicinale, anche se bisogna ancora attendere il pronunciamento della Commissione Europea, che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi.

Lecanemab è un anticorpo monoclonale umanizzato capace di rallentare la progressione della malattia, se assunto durante le prime fasi, e può migliorare la qualità di vita dei pazienti. Ne è stata raccomandata la somministrazione in quei pazienti adulti affetti da lieve compromissione cognitiva.

Si tratta di un grande passo in avanti compiuto dalla medicina moderna. La malattia di Alzheimer è una delle più grandi sfide dei nostri tempi, una patologia progressiva e altamente invalidante che fa ancora molta paura per i suoi effetti. Come spiegato dal professor Massimo Filippi, direttore dell'unità di Neurologia dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, ad oggi è la prima causa di disabilità cognitiva nel mondo, con 7 milioni di pazienti solo in Europa. "È un problema che dovremo affrontare con sempre maggiore impegno nei prossimi anni. Disporre oggi di un farmaco non significa avere una soluzione definitiva, ma rappresenta l'inizio di una nuova era, offrendo la possibilità di modificare il decorso di una malattia neurodegenerativa così grave. Fino a poco tempo fa, infatti, avevamo ben poche opzioni terapeutiche. Questo segna un vero cambio di paradigma", ha commentato con entusiasmo Filippi sulle pagine di Ok-Salute.

Nell'esporre le incredibili capacità di questo farmaco, il dottor Filippi ha ricordato come la malattia di Alzheimer sia causata da due proteine, la beta-amiloide e la tau, che per ragioni ancora da comprendere subiscono delle modifiche, ripiegandosi e accumulandosi nel cervello umano, finendo col provocare un danno neuronale. Lecanemab si lega alla beta- amiloide, rimuovendola dal cervello. In questo caso si va quindi a intervenire su uno dei meccanismi che scatenano la malattia.

"Il farmaco 'ripulisce' il cervello dalle proteine anomale. Gli studi clinici condotti hanno mostrato una riduzione di circa il 30% della velocità di progressione della malattia, misurata attraverso scale cliniche. Questo significa che, pur non rappresentando una cura definitiva, è un passo avanti importante", ha affermato il professore. "La malattia progredisce con una velocità inferiore del 30%, migliorando potenzialmente la qualità della vita dei pazienti negli ultimi anni. Dal punto di vista biologico, il farmaco rimuove completamente la beta-amiloide, come dimostrato dallo studio che ha portato alla sua approvazione", ha aggiunto.

Al momento il CARD del San Raffaele è il primo centro in Italia ad

avere la possibilità di somministrare il farmaco. Lecanemab è efficace quando interviene nelle prime fasi della malattia, dato che può agire precocemente, ripulendo il cervello dalla proteina e prevenendo l'aggravamento.

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