Cancro ai polmoni: forme più aggressive nelle donne (anche se non fumatrici)

Sarebbe lo smog, in particolare le polvere sottili, a innescare un meccanismo per cui le donne sono particolarmente esposte a forme aggressive di cancro ai polmoni: ecco cosa hanno scoperto gli studiosi.

Cancro ai polmoni: forme più aggressive nelle donne (anche se non fumatrici)
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Nel corso della conferenza mondiale organizzata dall'Associazione internazionale per lo studio del cancro ai polmoni (Iaslc) è emerso un legame importante tra la malattia e le donne che non hanno mai fumato se queste vengono esposte all'inquinamento atmosferico (smog) formato per gran parte dalle polveri sottili (PM.2.5). Lo studio parla canadese ed è a cura dei ricercatori del British Columbia Research Institute di Vancouver.

Quali sono i risultati

Gli scienziati spiegano che ha raccolto i dati da 255 pazienti con diagnosi recente di cancro ai polmoni che non avevano mai fumato, tra cui informazioni sulla loro storia residenziale dalla nascita alla data della diagnosi: il dott. Chen e il suo team hanno geocodificato ogni indirizzo di residenza analizzando quanto fossero inquinate quelle aree dalle polveri sottili grazie ai dati satellitari ottenendo dati annuali sin dal 1996. Ebbene, i risultati hanno evidenziato un importante legame fra alti livelli di smog e la comparsa del tumore ai polmoni più sulle donne che negli uomini e specialmente nelle persone che presentavano una mutazione specifica (chiamata Egfr) e con la malattia diagnosticata quando si trovava già al quarto stadio.

I rischi per le donne

Sorprendentemente, queste associazioni non erano evidenti negli uomini che non avevano mai fumato. "Questi risultati suggeriscono un potenziale impatto della recente esposizione al PM 2.5 sul cancro ai polmoni nelle persone che non hanno mai fumato, in particolare tra le donne, con differenze significative nelle diagnosi di quarto stadio tra i pazienti Egfr+", ha spiegato il dott. Chen. Per comprendere gli esatti meccanismi saranno necessari nuovi studi per confermare questi legami: serviranno altri tre-cinque anni per valutare adeguatamente la connessione causa-effetto tra smog e rischio di contrarre il cancro ai polmoni.

Forme più aggressive

Questi risultati suggeriscono dunque che le donne che non hanno mai fumato sarebbero particolarmente vulnerabili agli effetti dannosi dell'esposizione al PM2.5 che potrebbe portare a forme più aggressive di cancro ai polmoni. "La presenza di mutazioni Egfr in queste pazienti sottolinea anche la complessità della biologia del cancro ai polmoni, poiché i fattori genetici sembrano interagire con le esposizioni ambientali nel guidare la progressione del cancro", spiegano gli esperti.

Le possibili cure

Comprendere con esattezza questa relazione aprirebbe la strada a interventi di sanità pubblica più mirati: innanzitutto il miglior standard di qualità dell'aria ma anche l'aumento dello screening precoce per le popolazioni a rischio soprattutto sulle donne che non hanno mai fumato. Se è vero che smettere di fumare (o non iniziare mai) è sicuramente un ottimo viatico per ridurre la possibilità di tumore ai polmoni, sull'inquinamento atmosferico i singoli soggetti possono far poco se non provare a utilizzare quei dispositivi di protezione (ad esempio le mascherine) nelle aree più inquinate.

"Dati simili sono stati già pubblicati da altri ricercatori e, sebbene necessitino di ulteriori conferme, vanno certamente a meglio delineare profili di rischio in quella componente di popolazione che non fa uso di sigarette", afferma al Corriere la prof. Silvia Novello, ordinario di Oncologia medica all'Università degli Studi di Torino e presidente di Walce Onlus (Women against lung cancer in Europe).

"Si sta valutando anche il radon, prodotto di decadimento dell’uranio presente nell’acqua e nel suolo e per il quale è attualmente in corso uno studio europeo che punta a descrivere meglio la sua correlazione con lo sviluppo del tumore polmonare".

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