Non siamo assolutamente ai livelli del morbillo ma c'è anche un'altra malattia infettiva che nel 2024 ha fatto segnare casi in aumento: è la pertosse, il cui batterio colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni d'età e i neonati. Proprio in Italia, nelle scorse settimane, ne sono deceduti tre per un totale di 15 ricoverati in terapia intenstiva e 110 contagi soltanto da gennaio a maggio del 2024.
Cos'è la pertosse
Diventata sempre più rara, si tratta di una malattia diffusa in tutto il mondo e causata dal batteri Bordetella pertussis. Si tratta di una patologia che colpisce i più piccoli assieme ad altre malattie comuni come morbillo, varicella, rosolia e parotite. Purtroppo, però, ancora oggi nel 90% dei casi si diffonde dove non sono state effettuate vaccinazioni con possibili complicazioni anche fatali dei più piccoli. Un altro punto a nostro sfavore è la progressiva mancanza di immunità nella popolazione già vaccinata perché qualche decennio fa non venivano ancora fatti i richiami vaccinali.
I sintomi
Il primo campanello d'allarme è una tosse che persiste molto a lungo (può durare anche 21 gorni e oltre). All'inizio i sintomi sono blandi e sovrapponibili con quelli influenzali visto che si tratta di naso otturato, febbre e tosse lieve. Questa fase può durare circa una o due settimane fino a quando la tosse "diventa parossistica e si associa a difficoltà respiratorie: è la fase convulsiva o parossistica, che può durare più di due mesi in assenza di trattamento. In seguito a parossismi, si possono verificare anche casi di apnea, cianosi e vomito", spiega l'Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nei più piccoli spesso si va incontro a bronchiti, polmoniti e otiti, soltanto raramente a problematiche neurologiche.
Quanto dura l'incubazione
Il batterio non si manifesta immediatamente ma impiega anche 7-10 giorni: i livelli di contagio sono molto elevati specialmente nella fase iniziale e prima che la tosse diventi parossistica. Viceversa, dopo che un paziente convive con il batterio da tre settimane diventa sempre meno contagiosi per chi gli sta accanto. L'uso degli antibiotici riduce ulteriormente la contagiosità a un massimo di cinque giorni da quando viene iniziata la terapia.
Quali sono i rischi
"Se la pertosse non viene riconosciuta e stroncata sul nascere, oltre al rischio di trasmetterla nella comunità, si può andare incontro a complicanze. Le principali sono emorragie sottocongiuntivali legate ai continui colpi di tosse, polmonite, problematiche neurologiche, come convulsioni ed encefaliti, e difficoltà respiratorie che possono portare al decesso nei casi estremi, soprattutto nei bimbi più piccoli", ha spiegato al Corriere la prof. Susanna Esposito, direttrice della Clinica pediatrica erdinaria dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma oltre a essere responsabile del Tavolo tecnico malattie infettive e vaccinazioni della Società italiana di pediatria.
L'importanza della vaccinazione
Come accennato, la via per evitare il contagio e le conseguenti complicazioni è il vaccino: devono esser soprattutto le donne incinte e i bambini, questi ultimi con risultati oggi soddisfacenti ma i numeri sono bassi soprattutto tra adolescenti e adulti.
Dal momento che l'immunità diminuisce con il passare del tempo, è necessario "promuovere i richiami con il vaccino difterite, tetano e pertosse (non esiste quello solo contro la pertosse) da somministrare ogni 10 anni per tutta la vita", aggiunge l'esperta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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