Roberto Orecchia, direttore scientifico dello Ieo, si ricorda quando Umberto Veronesi parlava di «svolta» nella cura dei tumori? Sono passati 8 anni dalla morte del «prof». C’è stata la svolta?
«Negli ultimi 15 anni l’oncologia ha fatto passi da gigante, c’è stata un’accelerazione destinata a continuare. Penso alle Car-T, ai farmaci a bersaglio molecolare, all’immunoterapia sempre più evoluta alla protonterapia».
Non ha più senso parlare di chemioterapia vecchio stampo?
«La chemio ora è molto diversa e non si fa da sola ma viene affiancata da altri trattamenti. Non ha più gli effetti devastanti di una volta e garantisce più qualità di vita. Inoltre esistono anche farmaci contro la caduta dei capelli».
Cosa vuol dire ricevere oggi una diagnosi di cancro rispetto a dieci anni fa?
«Stiamo trasformando il cancro in una malattia cronica, non è più una condanna a morte come una volta. Io, che faccio ancora ambulatorio una volta alla settimana, parlo con pazienti metastatici da dieci anni. Ecco, questo un tempo sarebbe stato impensabile. È un messaggio importante da dare».
Cioè, si può anche guarire?
«Sì, e va detto. Si può andare avanti a vivere dopo le cure, si può tenere il cancro sotto controllo. È chiaro che di fronte alla diagnosi siamo ancora molto spaventati ma le chance sono molte di più. La mortalità diminuisce del 2-3% ogni anno, in generale negli ultimi anni abbiamo registrato un calo del 10-15% dei decessi».
È così per tutti i tumori?
«Non per tutti. Alcuni, come il glioblastoma cerebrale o il tumore al pancreas ci preoccupano ancora molto. Per altri ci sono dati incoraggianti. Penso al tumore alla mammella: le possibilità di guarigione sono all’80-90%. E anche quando ci sono delle metastasi, è possibile tenerle sotto controllo».
A che punto siamo con la realizzazione del vaccino anti tumori?
«Su tante patologie non è ancora maturo. È terapeutico, non anti virale, è un vaccino basato su tecnologia a Rna. Sta dando risultati che sono qualcosa di più di una promessa sul melanoma: riconosce l’antigene che si trova sul tumore e attiva il sistema immunitario, che attacca. Le sperimentazioni in corso sul vaccino sono tante, molte in corso anche allo Ieo, non stiamo parlando di fantascienza. Altre però sono meno mature e non sono ancora arrivare alla sperimentazione sull’uomo: penso al vaccino per il tumore al polmone, al rene, o contro il glioblastoma. E poi ci sono i vaccini onco soppressori ma siamo ancora in fase pre clinica».
Però sembra che ogni giorno sia buono per ricevere una buona notizia sulla ricerca anti cancro.
«È cosi, ci sono tanti lavori di ricerca in corso. E sono quelli che ci hanno messo in mano più strumenti. Ad esempio i farmaci a bersaglio molecolare: riconoscono le alterazioni di molti tumori (polmone, rene, ovaio, colon) e vengono usati per l’effetto coadiuvante durante chemio e radioterapie».
Anche la fase della diagnosi sta facendo passi avanti?
«Uno strumento fondamentale è l’imagin, che ci sta aiutando a definire le situazioni, a conoscere velocemente e con precisione le tipologie del tessuto. Anche grazie a questo, non c’è più un protocollo uguale per tutti ma si va verso la personalizzazione delle terapie e la profilazione molecolare del singolo paziente. Siamo in grado di cercare le alterazioni genomiche e molecolari e interveniamo subito con i farmaci».
Tra dieci anni avremo vinto la battaglia?
«Questo non lo so dire, quello che sapeva individuare le date era il prof. Però so che lo scenario è promettente.
Non so se ci vorranno 5 o dieci anni ma le soluzioni arriveranno gradualmente, un tumore alla volta. Tra la ricerca e la sua applicazione oggi passano anni. Tra i nostri obiettivi c’è anche la riduzione di questo intervallo. E tecnologie e Intelligenza artificiale ci aiuteranno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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