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Il fascino dell’Augusto «domestico»

Dal 2 marzo si pagherà il biglietto per visitare il Foro Romano. Una decina d’anni fa si decise di aprirlo gratuitamente al pubblico in cambio dell’accesso a pagamento al Colosseo e al Palatino. Un unico biglietto, 9 euro come oggi, per vedere Colosseo, Palatino e Foro Romano. La decisione, caldeggiata dalla sovrintendenza, per garantire sicurezza e decoro di persone e monumenti, trova tutti d’accordo custodi compresi che in un ambiente pubblico ed aperto non avevano alcuna facoltà d’intervenire. Ma richiede, come sottolinea il soprintendente Angelo Bottini, una «riorganizzazione del sistema di vigilanza e del personale di custodia». Anche perché la visita va resa possibile in condizioni di totale sicurezza e le difficoltà legate all’ambiente e alla natura del terreno sono evidenti.
Ieri la notizia dell'introduzione del biglietto passa in sordina nel tam tam per la riapertura della Casa di Augusto, presenti insieme a fotografi, cineoperatori, giornalisti, tecnici e curiosi, il ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli, il sindaco di Roma Walter Veltroni e Claudio Baglioni che ha dato una mano alla raccolta di fondi di Maratonarte per sette siti in pericolo, fra cui il Palatino. Tutti insieme sotto un cielo che minacciava pioggia per ammirare per la prima volta le strepitose pitture parietali di alcuni ambienti dell’edificio di età repubblicana in cui Ottaviano va a vivere quando non è ancora Augusto. Un luogo residenziale il Palatino, in prossimità delle memorie di Romolo, ma che da Augusto in poi sarà dedicato ai fasti imperiali. E una miniera di scoperte. È dell’altro ieri - racconta l’ingegner Giorgio Croci - il ritrovamento nel criptoportico sotto gli Horti Farnesiani di tre ali di marmo pentelico e di una statua maschile che presenta ancora tracce di colore».
Ma la notizia del giorno è il recupero degli affreschi della Casa di Augusto, identificata negli anni ’70 da Gianfilippo Carettoni, che si potrà visitare a piccoli gruppi, 5-10 persone, in un percorso che comprende anche la Casa di Livia ed altri ambienti di epoca repubblicana restaurati di recente. Un lavoro pluriennale, a cui ha dato nuovo impulso il sovrintendente Bottini e seguito con passione e competenza dall’archeologa Irene Iacopi. Si possono vedere in anteprima le decorazioni di una casa ricchissima degli anni 30 a. C., il massimo delle possibilità decorative al servizio della prima famiglia dell’impero. Sono lo studiolo, preziosa testimonianza del raffinato gusto decorativo augusto, secondo stile, il cubicolo inferiore, la stanza della rampa e dell’anti rampa e il grande oecus (locale di soggiorno e ricevimento). Un lavoro certosino che ha comportato la ricomposizione dei frammenti e degli stucchi e la loro ricollocazione sulle pareti e le volte.

Un lavoro pieno di difficoltà ma anche di soddisfazioni, che ha condotto la Iacopi a individuare sulla base delle fonti anche la Biblioteca ad Apollinis e il Portico delle Danaidi, di cui restano le strutture di fondazione.

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