"Io sono uno della Rai in libera uscita. Per cui quando la Rai mi vuole io sono della Rai. Ho detto che sono più della Rai di tante persone che sono rimaste nella Rai. Quindi io mi sento un giornalista della Rai anche adesso che sono fuori dalla Rai". Firmato Michele Santoro. Cosa dite vuole tornare alla Rai? Citare sei volte l'azienda di viale Mazzini in un discorso composto da 49 parole è un record che ribadisce un'ossessione: la chiusura di Annozero è un rospo che Michele non riesce proprio a mandar giù. Nonostante il cantiere di Comizi d'amore lavori giorno e notte per riportare in video il telepredicatore più antiberlusconiano dello Stivale, lui vuole solo montare sul cavallo di viale Mazzini. Il "multipiattaforma" già sperimentato con "Rai per una notte" e "Tutti in piedi" è solo un metadone che non riesce a soddisfare la bulimia da tv statale di Santoro. Ve lo ricordate quando si presentò da Adriano Celentano implorando che gli restituissero il "suo" microfono? Ecco, siamo sempre lì: la proprietà privata di un servizio pubblico. Lui è sempre pronto a rispondere alla chiamata alle armi di Raidue.
Poi, però, fa un passetto indietro. Appena ha chiuso la saracinesca di Annozero, è partito il coro delle prefiche e i suoi amici lo hanno subito soccorso con una cordata che si avvarrà anche delle quote associative degli spettatori. E proprio oggi il Fatto quotidiano ha ufficializzato l'aumento di capitale al 17,58% nella società che produrrà Comizi d'amore. Roba da qualche centinaio di migliaia di euro. E Santoro, con il suo comizio d'amore per la Rai, sembra almeno fuori tempo. Dopo il bastone, quindi, passa alla carota magnificando le doti della rete: "Mai come questa volta è vero quello che ci hanno insegnato: che il medium è il messaggio.
Cioè l’esistenza di un programma che va fuori dai network esistenti e che comunque vive e che può arrivare a contare milioni di persone che lo guardano, come abbiamo dimostrato che si può fare con "Tutti in piedi" e con "Rai per una notte". Beh, questa è una rivoluzione strutturale". Insomma a "caval donato non si guarda in bocca"... Ma il cavallo che vuole Santoro è sempre e solo uno: quello di viale Mazzini.
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