Stephen King non ha mai nascosto i segreti della sua scrittura ai suoi fedeli lettori. Ha sempre spiegato come, dove e perché ha scritto certe storie. E se nella sua autobiografia letteraria On Writing ha evidenziato come sviluppa e mette a punto le sue opere, in quasi tutti i suoi libri si è spesso ritagliato uno spazio dove commentare il suo rapporto con ciò che stava scrivendo. L'ultimo romanzo di Stephen King è una dichiarazione d'intenti fin dal titolo Fairy Tale (Sperling & Kupfer) che tradotto in italiano significa «Favola». Qui ci sono tutti gli elementi fantastici che comporta una favola e c'è anche quella sorta di «c'era una volta» che ci si aspetta. Per rispettare i canoni di questo genere narrativo dovrà esserci l'eterna lotta fra il bene e il male, ci dovranno essere creature fantastiche e ci dovrà essere anche un bambino o una bambina che dovrà affrontare un viaggio esperienziale unico. L'autore non tralascia nessuno di questi elementi e anzi chiarisce nella dedica che i suoi numi tutelari durante il cammino saranno Robert Ervin Howard, Edgar Rice Burroughs e Howard Phillips Lovecraft. Fairy Tale paga il giusto tributo a ognuno di loro ma anche a Tolkien e al recentemente scomparso Peter Straub (che con King scrisse Il talismano e La casa del buio).
Charlie Reade è un ragazzo come tanti che investe energie più nel baseball e nel football che nello studio. La sua vita è stata terremotata dalla morte di sua madre, investita da un camion su un ponte gelato. Il padre annegherà le sue giornate nell'alcool e perderà il lavoro. Charlie si trova così ad affrontare la dipendenza del padre e la sopravvivenza quotidiana. Ma il fantastico è dietro l'angolo e, soccorrendo il vecchio Howard Bowditch che vive in una grande dimora sulla collina con il suo cane Radar, scoprirà che lì c'è un capanno che dà accesso a un altro mondo. Una realtà, il regno di Empis, dove da tempo è in corso una lotta senza quartiere fra il Bene e Male, un conflitto destinato a spostarsi sulla nostra Terra. Charlie dovrà così ricoprire il ruolo dell'eroe e dovrà salvare il mondo, sé stesso e suo padre. Stephen King sa che questa è un'avventura che va raccontata: «sono sicuro di riuscire a raccontare questa storia. Sono altrettanto sicuro che nessuno ci crederà. Per me va bene così. Mi basta poterla raccontare. Il mio problema - e sono certo che ce l'hanno molti scrittori, non solo i novellini come me - è decidere da dove cominciare». Fairy Tale è un romanzo fantasy-horror scritto con entusiasmo e riprende tantissime tematiche sviluppate in opere precedenti, ma con freschezza e giocosità, e impreziosito dalle illustrazioni dei capitoli dispari e dell'epilogo realizzate da Gabriel Rodríguez e di quelle dei capitoli pari disegnate da Nicolas Delort.
In questa storia ciò che vivono i personaggi va di pari passo con ciò che mangiano. Se la madre di Charlie non fosse uscita di casa per comprare del pollo fritto per la famiglia, forse non sarebbe stata investita. Se non si fosse messa a sgranocchiare un'ala di pollo «calda, croccante, dorata», forse si sarebbe accorta del camion che le stava arrivando addosso. Spesso il cibo può distrarre le persone, spesso può diventare un'abitudine o un incubo. E così Charlie si ritrova presto a prepararsi da solo la colazione mangiando cereale Alpha-Bits o Apple Jacks in cucina, mentre suo padre, ubriaco, russa come una barca a motore in camera da letto.
Ha perso poco alla volta la passione per il cibo e si riempie lo stomaco soltanto di alcol. King sa esattamente che cosa far mangiare ai suoi personaggi per cambiare le loro abitudini, e sa come cucinare i libri per i propri lettori, dando loro un sapore unico.
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