"Fede a rischio come con Rivoluzione francese"

Secondo Benedetto XVI la società odierna è simile a quella francese dell’epoca della Rivoluzione. La fede cristiana deve affrontare sfide anche più complesse di allora. E se nel post-1789 c’era il rischio di una "dittatura del razionalismo" oggi la "dittatura" è quella del "relativismo"

"Fede a rischio come con Rivoluzione francese"

Castel Gandolfo - La società odierna è simile a quella francese dell’epoca della Rivoluzione. Almeno dal punto di vista della Chiesa cattolica. La fede cristiana, infatti, deve affrontare sfide anche più complesse di allora. E se nel post-1789 c’era il rischio di una "dittatura del razionalismo" oggi la "dittatura" è quella del "relativismo". E' l’affresco tratteggiato dal Papa nel corso dell’udienza generale a Castel Gandolfo.

La sfida spirituale Affacciato alla finestra del Palazzo apostolico della sua residenza estiva, Benedetto XVI ha ricordato il centocinquantesimo anniversario, ieri, della morte di san Giovanni Maria Vianney, al quale Benedetto XVI ha voluto dedicare l’anno sacerdotale in corso. "Nell'odierna catechesi - ha detto il Papa - vorrei ripercorrere brevemente l'esistenza del Santo Curato d'Ars sottolineandone alcuni tratti, che possono essere di esempio anche per i sacerdoti di questa nostra epoca, certamente diversa da quella in cui egli visse, ma segnata, per molti versi, dalle stesse sfide fondamentali umane e spirituali". Devoto sacerdote dell’epoca post-rivoluzionaria, impegnata in un’attività di evangelizzazione della Francia ancora scossa dal terrore termidoriano, il Curato d’Ars visse dal 1786 al 1859.

I rischi della rivoluzione francese "Lungi allora dal ridurre la figura di san Giovanni Maria Vianney a un esempio, sia pure ammirevole, della spiritualità devozionale ottocentesca - ha detto Ratzinger alle centinaia di fedeli presenti nel cortile di Castel Gandolfo - è necessario al contrario cogliere la forza profetica che contrassegna la sua personalità umana e sacerdotale. Nella Francia postrivoluzionaria che sperimentava una sorta di 'dittatura del razionalismo' volta a cancellare la presenza stessa dei sacerdoti e della Chiesa nella società, egli visse, prima - negli anni della giovinezza - un'eroica clandestinità percorrendo chilometri nella notte per partecipare alla Santa Messa. Poi - da sacerdote - si contraddistinse per una singolare e feconda creatività pastorale, atta a mostrare che il razionalismo, allora imperante, era in realtà distante dal soddisfare gli autentici bisogni dell'uomo e quindi, in definitiva, non vivibile".

Ilrischio del relativismo "Cari fratelli e sorelle - ha proseguito il Papa - a 150 anni dalla morte del Santo Curato d'Ars, le sfide della società odierna non sono meno impegnative, anzi forse, si sono fatte più complesse. Se allora c'era la 'dittatura del razionalismo', all'epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di 'dittatura del relativismo'. Entrambe appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell'uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità.

Il razionalismo fu inadeguato perché non tenne conto dei limiti umani e pretese di elevare la sola ragione a misura di tutte le cose, trasformandola in una dea; il relativismo contemporaneo - ha sottolineato Benedetto XVI - mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l'essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo. Oggi però, come allora, l'uomo 'mendicante di significato e compimento' va alla continua ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo che non cessa di porsi".

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