Cccp Fedeli alla linea

Quarant'anni di ribellione musicale alle miserie e alle illusioni del materialismo in salsa padana

Cccp Fedeli alla linea
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Un ragazzino di provincia, davanti ai concerti dei Cccp, negli anni Ottanta, poteva avere due reazioni (forse) contrastanti: mettersi a piangere istericamente oppure spaccare le vetrine a calci e farsi identificare da una volante notturna.

Lo spettacolo, infatti, era una miscela esplosiva di punk rock, liscio da balera, circo equestre, festino sado-maso, varietà televisivo andato a male, opulenza volgare, povertà offensiva. Insomma, rispecchiava perfettamente la vita di un adolescente nella Bassa padana, la terra dove i maiali erano e sono più numerosi degli esseri umani.

Il richiamo all'ortodossia sovietica, per chi abitava molto vicino alla rossa Emilia, ma al di là del Po, era a metà strada tra la parodia-provocazione del comunismo al tortellino e il bisogno reale di qualcosa di almeno apparentemente rigoroso nel quale credere. I Cccp erano punk ma diversi dai fondatori del genere come gli inglesi Sex Pistols. Non solo e non tanto perché non avevano alle spalle l'industria musicale britannica. I Sex Pistols erano i rappresentanti di una generazione no future, senza futuro, nichilista e cattiva. I Cccp sembravano credere in qualche forma di future, futuro, anche se non era semplice, per i quindicenni, capire quale fosse. Forse, a ripensarci, non lo capivano neanche Giovanni Lindo Ferretti, voce e carisma, e Massimo Zamboni, chitarrista e genio musicale. Si «limitavano» a cogliere ed esprimere un malumore, un senso di insoddisfazione per le ideologie e per la ricchezza come unica misura delle cose. «Fedeli alla linea, anche quando non c'è / Quando l'imperatore è malato / Quando muore o è dubbioso o è perplesso / Fedeli alla linea, la linea non c'è / Fedeli alla linea, la linea non c'è / Fedeli alla linea, la linea non c'è».

Nei corridoi dei licei, i fanatici della musica indipendente si passavano di mano alcuni dischi dai titoli e copertine strane. I Cccp nascono nel 1981 dall'incontro, a Berlino, tra Ferretti e Zamboni. Il primo demo è del 1983. L'anno successivo esce il singolo Ortodossia. Nel 1985 i Cccp deflagrano con due EP: Ortodossia II e Compagni, cittadini, fratelli, partigiani. Nel 1986 è l'ora del primo classico 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi - Del conseguimento della maggiore età. Dentro, una serie di involontari inni tra i quali spicca l'immortale Io sto bene (ma è un eufemismo), la descrizione iper realistica della depressione e della confusione giovanile. Seguono altri tre dischi eccezionali nei quali si palesa la crescita costante del gruppo. Dalla batteria elettronica con chitarre (fantastiche) grattugiate a un suono complesso e moderno, a volte ironicamente retro.

A circa quarant'anni dal calcio d'inizio i Cccp si festeggiano: si erano sciolti il 3 ottobre 1990, giorno della riunificazione tedesca per rinascere dalle proprie ceneri come C.s.i. e in seguito P.g.r. Le occasioni per ripercorrere il passato sono tante. Fino all'11 febbraio 2024, nei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia, è aperta la mostra Felicitazioni! Fedeli alla linea 19842024. Un album doppio dallo stesso titolo offre il panorama completo delle attività musicali. Ma il consiglio è di dotarsi anche delle ristampe dei singoli dischi, rimasterizzati con grande cura. Sono già esauriti i concerti berlinesi a fine febbraio: saranno il culmine e probabilmente il termine delle celebrazioni.

A riascoltare oggi, gli ex adolescenti, ormai padri di famiglia, forse capiscono dove andavano a parare, consapevolmente o meno, le canzoni di Ferretti e Zamboni. La grande opposizione, oggi, non è tra destra e sinistra, tra «fascisti» e «comunisti» che neppure esistono ormai. No, la grande opposizione vede il materialismo da una parte e lo spirito «religioso» dall'altro. I Cccp rifiutavano una esistenza che si potesse riassumere in uno slogan: «Produci, consuma, crepa». Rifiutavano una società «sazia e disperata» che si ingozza di pillole per tirare avanti: «Il Valium mi rilassa / il Serenase mi stende / il Tavor mi riprende».

Il messaggio religioso emergerà, sempre più apertamente cattolico, nei testi di Ferretti fino a provocare una spaccatura interna, ricomposta almeno per questa occasione.

Zamboni proverà diverse strade musicali e qui piace consigliare il bellissimo Sonata a Kreuzberg (con Angela Baraldi e Cristiano Roversi), una fusione perfetta tra pop-rock e sperimentazione elettronica.

Non è un caso che tra le (rare) cover dei C.s.i.

ci fosse E ti vengo a cercare, una canzone di Franco Battiato dal testo profondamente mistico e altrettanto profondamente concreto (si parla di Dio o di una donna?). I Cccp in tutte le loro incarnazioni hanno cercato, come Battiato, un centro di gravità permanente.

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