Ferik, l’eroe schivo che ha salvato i compagni

È stato un attimo. L’esplosione terribile. Il fuoco avvolge i sei colleghi. Lui, Ferik Meschi, 30 anni, d’origine albanese, era nell’inferno di Paderno Dugnano. Si è ustionato le mani per trascinare lontano dalle fiamme un amico. Ferik, ha il volto ancora segnato dal nero di tutto quel fumo, le mani con le piaghe e completamente bendate. Abita a Paderno, in un modesto ma dignitoso appartamento in via Padova, quartiere Calderara. Non vuole farsi chiamare eroe. «Credo che chiunque al mio posto avrebbe fatto la stessa cosa - dice -. Stavamo lavorando. Ho sentito un boato terrificante. Poi il fuoco ha avvolto sei miei colleghi. Cosa dovevo fare. Uno di loro bruciava come un fantoccio di paglia. Subito ho notato che sole le scarpe si erano salvate dalle fiamme. Forse sono stato guidato più dall’istinto che dalla ragione. Mi sono avvicinato e l’ho portato fuori pericolo. Ho visto una scena impressionante».
Comunque, ha fatto fatto qualcosa fuori del comune. Magari altri avrebbero pensato solo a fuggire. A lasciarsi alle spalle tutto quel fuoco, tutto quel fumo, il rischio di intossicarsi. « No, no. In quel momento ho pensato solo ad una cosa. Fare il possibile per aiutare il collega». Certo, ogni modo ha rischiato molto. «Ve lo dico e ve lo ripeto – si acciglia Ferik col suo accento albanese- non mi sembra d’aver compiuto un gesto tanto valoroso da meritarmi una medaglia. Non pretendo neppure un semplice grazie. Va bene così. Mi sento davvero apposto con la mia coscienza. E per me è quello che conta. Non avere rimorsi. Se fossi scappato…».
Ferik Mesi, arriva in Italia nel 1998, per sbarcare il lunario lavora in una pizzeria. Tre anni fa è assunto dalla cooperativa che lo invia a guadagnarsi lo stipendio con tanto olio di gomito alla fabbrica dei veleni. L’Eureco. Ha tre figli la moglie. Nel 2008 lo hanno raggiunto dall’Albania. Giovedì è finito all’ospedale San Gerardo di Monza. I dottori lo hanno medicato e dimesso con una prognosi di 15 giorni. «Purtroppo è andata molto peggio ai miei colleghi. Sono molto triste e amareggiato».

Bisogna credergli. Un’ultima domanda, in ditta si svolgevano lavori pericolosi? «Guardi, preferisco non rispondere. Lo stabiliranno le autorità». Ferik è un eroe? Lui dice di no. Eppure ha salvato una vita. Bravo Ferik.

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