Fiat e Tata: l'alleanza ora è appesa a un filo

L'Asia è sempre più un tabù per il Lingotto. Marchionne è scontento, il ceo Forster rema contro: in India si parla di "divorzio". Gara a Mumbai per il dopo Ratan

Fiat e Tata: l'alleanza  
ora è appesa a un filo

Dall’India arrivano segnali di tempesta sui rapporti tra Fiat e Tata. C’è chi ipotizza, tra le sfere istituzionali, anche un clamoroso divorzio dopo cinque anni di collaborazione al di sotto delle attese. A concorrere all’acuirsi dei contrasti, per altro rimarcati di recente da Sergio Marchionne («Abbiamo dato loro il diritto di distribuire i veicoli e in alcune aree non sta funzionando»), ci sarebbe il sempre maggior peso, a Mumbai, di Carl-Peter Forster. L’ex capo di Gm Europa (una vecchia conoscenza di Marchionne) sarebbe infatti il primo a remare contro.

L’intesa, così come è stata architettata, a parere del tedesco si rivelerebbe troppo sbilanciata a favore degli italiani. «Forster - dicono fonti asiatiche - sta ridisegnando il gruppo, collocando uomini di sua fiducia nelle posizioni strategiche. E non ha mai nascosto che l’accordo con Fiat non gli piace». Il nuovo corso di Tata, inoltre, prevede la creazione di proprie filiali in Europa, la prima delle quali nel Regno Unito.

E Ratan Tata? Il tycoon settantaduenne di Mumbai al vertice dell’impero, nonché consigliere di amministrazione della Fiat e amico stretto di Luca di Montezemolo e della Ferrari? Il presidente del gruppo omonimo, con interessi a 360 gradi nell’economia indiana, lascerà per raggiunti limiti di età alla fine del 2012. La corsa alla successione è già iniziata. Non avendo figli, tra i candidati al trono ci sarebbe Noel Tata, 53 anni, fratellastro di Ratan, ora a capo delle operazioni internazionali dell’azienda. Anche l’imminente rivoluzione ai vertici, insieme alle pressioni di Forster e al malcontento di Marchionne, starebbe concorrendo al deterioramento progressivo dell’alleanza. Dall’India sostengono anche che dietro l’acquisizione di Land Rover e Jaguar da parte di Tata, all’epoca dell’operazione c’era la mano di Fiat, interessata soprattutto ad avvalersi delle tecnologie di Land Rover nel campo dei fuoristrada.

Il successivo colpo di Torino sulla Chrysler, avrebbe raffreddato l’attenzione italiana su Land Rover.

Se Fiat dovesse rompere con Tata, potrebbe creare in India una struttura sul modello brasiliano, avendo già uno stabilimento. Il sito di Ranjangaon, che dà origine a Punto, Linea e ai motori Multijet, è condiviso al 50% con Tata. L’Asia, contando anche la Cina, è sempre più l’anello debole del Lingotto.

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