"Fiat tratta con Tagaz": giallo russo per Torino

"No comment" del Lingotto alle voci di accordi con la casa automobilistica ex alleata di Hyundai. Ma oggi Marchionne dovrà chiarire se il gruppo intende allargare il business a Mosca in modo autonomo, oppure se assieme a un partner

nostro inviato a Ginevra

A Ginevra, in attesa che il Salone dell’auto apra domani al pubblico, sono sempre i mercati emergenti a calamitare l’attenzione, nel bene e nel male (il progressivo spostamento della produzione verso l’Asia costerebbe all’Europa 300mila posti di lavoro, secondo una stima di Roland Berger). Tra i Paesi più interessanti c’è la Russia, che gli analisti vedono come prossima locomotiva del settore e, proprio per questo, al centro dell’attenzione dei più importanti costruttori. Tra questi c’è la Fiat, reduce dal divorzio con il partner Sollers il quale, nel giro di poche ore, ha trovato in Ford un nuovo importante socio. E così Sergio Marchionne, che oggi passerà in rassegna le novità Fiat-Chrysler esposte al Palexpo, è chiamato a dare indicazioni più precise sulla campagna di Russia del Lingotto.
Il top manager, in particolare, dovrà spiegare se l’intenzione di allargare il business a Mosca proseguirà in modo autonomo, come comunicato al Cremlino nei giorni scorsi, oppure se ad aiutare il Lingotto a produrre fino a 300mila veicoli Fiat e Jeep all’anno sarà un nuovo partner. Ieri, a questo proposito, scadevano i termini che il governo aveva concesso ai costruttori di auto per illustrare i loro propositi di espansione. E sempre di ieri è la notizia («no comment» da Torino) che il gruppo italiano starebbe trattando con la casa automobilistica Tagaz, con sede a Taganrog, città natale di Cechov. A enfatizzare l’indiscrezione è stato il quotidiano economico “Vedomosti” che ha citato una fonte del ministero dell’Industria del Paese. «Tagaz, già partner della coreana Hyundai – scrive il quotidiano - ha già tutti gli impianti che possono servire agli italiani». Al di là del «no comment», fonti ritengono comunque improbabile una svolta in tale direzione. Il giallo troverà oggi una risposta.
Da un’alleanza sfumata e a un’altra che non trova conferme, passiamo ora a un accordo vero e proprio. Il botto alla vigilia del Salone è arrivato da Parigi e Monaco di Baviera. Psa Peugeot Citroen e Bmw Group hanno siglato una joint venture che vedrà i due costruttori unire gli sforzi nel campo delle tecnologie elettriche e ibride. L’investimento congiunto sarà di 100 milioni e i due numeri uno, Philippe Varin (Psa) e Norbert Reithofer (Bmw), non hanno escluso anche una possibile collaborazione futura su piattaforme a trazione anteriore non elettriche. La maggior parte delle case, dalla Tata alla Rolls-Royce, crede in questo business e le indagini di mercato prospettano un progressivo sviluppo. Scettica, seppur impegnata nella ricerca, resta invece la Fiat. La strategia adottata da Marchionne di stare alla finestra è sicuramente coraggiosa anche se, in questo momento, può giocare a sfavore sul fronte delle alleanze.

L’accordo Psa-Bmw, con una Fiat più impegnata sul fronte elettrico, avrebbe potuto forse virare su Torino, vista l’amicizia che da anni lega il Lingotto con i francesi.
È di ieri, infine, la notizia che Moody’s ha assegnato il rating di lungo termine “ba2” al programma bond annunciato da Fiat Industrial (Iveco e Cnh).

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