Il film tratto da «Uomini che odiano le donne» delude le donne

StoccolmaI cinquant’anni sono l’età critica dei giallisti svedesi. Vivo li ha superati solo Henning Mankell. Nemmeno ci arrivò Per Wahlöö e Stieg Larsson è morto quando la sua trilogia, Millennium, giaceva ancora nel cassetto di un editore perplesso.
Nella capitale c’è chi dice che quell’infarto è stato una fortuna per Stoccolma, se non per Larsson: senza la sua scomparsa prematura, infatti, i tre romanzi sulle avventure di Mikael Blomkvist non sarebbero usciti, anche per la mole: seicento pagine ognuno. Dal primo, Uomini che odiano le donne (Marsilio), è derivato nel 2008 il film svedese omonimo di Niels Arden Oplev, che in Italia uscirà venerdì 29, ma che, già domani, verrà presentato in anteprima alla Fiera del Libro di Torino.
In patria il film è andato bene quasi quanto il romanzo. Dura due ore e mezza, ma neppure così si è compendiato tutto. Così il regista ha deluso il pubblico femminile svedese, che gli rinfaccia d’aver ridotto lo spazio offerto alle relazioni sentimentali di Blomkvist (Michael Noqvist, già protagonista di Together di Lukas Moodysson), che vantava in origine un «giardinetto» femminile di prim’ordine.
Non solo. Dovendo rappresentare il quarantenne tipo di una società non proprio coesa, Larsson dava al suo personaggio una moglie borghese, che da lui - incauta! - aveva divorziato; per compensare la delusione di Blomkvist, Larsson aveva ideato una deuteragonista in Lisbeth Salander (Noomi Rapace), specialista del computer dedita a relazioni e investigazioni private non ortodosse. E si capisce che ci sono svedesi, le lesbiche soprattutto, che avrebbero preferito «più Lisbeth e meno Mikael».
Discussa in Svezia anche la scelta degli attori: più che la sconosciuta Rapace, è stato contestato l’affermato e seducente Noqvist. Si è ripetuto in Svezia quel che accadde in Francia quando Alain Delon incarnò il poliziotto, ma comunista, Fabio Montale in un film ispirato dal ciclo di romanzi di Jean-Claude Izzo, che per Marsiglia sono una risorsa da ben prima che Millennium lo diventasse per Stoccolma.
Alter ego di Larsson per età e qualche altro dettaglio, Blomkvist ha dunque ereditato un séguito popolare ben più ampio di quello che seguiva l’autore come giornalista. Anche perché la Svezia non è più, almeno come governo, una socialdemocrazia e il suo popolo si preoccupa meno dei naziskin che della crisi economica. Ha avuto quindi intuito Larsson nell’indirizzare Blomkvist verso la criminalità economica.
Blomkvist abita in un quartiere ex-popolare di Stoccolma, oggi soprattutto caro ai borghesi bohèmiens; la Salander è una hacker, quindi viola la legge, ed è sessualmente promiscua, quindi viola la morale. Sono dunque perfetti per riscuotere la solidarietà dei recensori. E poi un preciso indirizzo orientamento post-sessantottardo non è una novità per il giallo impegnato svedese, che è d’ispirazione socialdemocratica. Il termine va inteso in senso ampio. Mentre Larsson scriveva la trilogia, Anders Nilsson scriveva e dirigeva i film ispirati dal poliziotto di Göteborg, Johan Falk, interpretato da Jacob Eklund: Executive Protection e The Third Wave. Nel secondo si vedono, con tacita simpatia, i black bloc mentre affrontano la polizia - in una Monaco fasulla che fa tanto pensare a Genova per l’epoca dei fatti - durante un vertice internazionale...
L’uscita di Uomini che odiano le donne ha suggerito al Museo civico di Stoccolma una bella iniziativa che non ricordo avessero ispirato i tanti film di Ingmar Bergman: il giro guidato per due ore delle località dove abitano i personaggi o si svolgono episodi di Millennium (bokning@stadsmuseum.stockholm.se).

In corso da un anno per gli svedesi, l’iniziativa s’estende ora anche agli italiani. Per farsene un’idea, c’è La Stoccolma di Stieg Larsson, guida fotografica con introduzione di Antonio D’Orrico (Marsilio). Ma i fan hanno cuori semplici: basta che regga fino al settimo piano.

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