Finalmente gli italiani conoscono le foibe

Un sondaggio dimostra quanta strada è stata fatta grazie al "10 febbraio". Ma lo sforzo per recuperare la memoria non è finito

Finalmente gli italiani conoscono le foibe
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da Verona

«Ho portato con me un'amica, che delle foibe prima d'ora non aveva mai sentito parlare, e sono sicura che così è stato per tanti altri giovani che hanno partecipato ascoltando le vostre testimonianze» racconta Giulia Foresti, di Azione universitaria, che giovedì ha organizzato un convegno all'ateneo di Verona sulla pagina a lungo strappata della nostra storia.

Il giorno dopo un sondaggio esclusivo ha, per fortuna, fotografato che a 21 anni dal primo «Giorno del ricordo» delle foibe e l'esodo, l'85% degli italiani sa cosa sia il 10 febbraio e conosce, più o meno bene, il dramma degli esuli istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare tutto dalla strategia del terrore di Tito. La pagina strappata è tornata al suo posto. Il negazionismo è relegato ad una minoranza da ultimi mohicani del 4%, che considera le foibe «una storia inventata per motivi politici». Il sondaggio realizzato a titolo gratuito dalla società Tecnè è stato presentato ieri in un incontro organizzato da Carla Cace, presidente dell'Associazione Nazionale Dalmata su «Com'è cambiata la percezione degli italiani sul tema delle foibe e dell'esodo». Nella sala Spadolini del dicastero della Cultura sono intervenuti Roberto Menia, senatore e primo firmatario della legge del Ricordo, Emanuele Merlino, capo della segreteria tecnica del ministro, giornalisti e rappresentanti degli esuli. «Nel 1996, quando viene realizzato il primo sondaggio sulle foibe, meno di un italiano su 6 conosceva le foibe» spiega uno dei relatori, Luigi Di Gregorio, docente universitario di Comunicazione politica. Nel 2012, otto anni dopo la prima giornata del Ricordo, «il 43% degli italiani sapeva cosa fossero le foibe, ancora sotto la maggioranza assoluta». Oggi sono oltre 8-9 su 10, in linea con una rivelazione dell'Swg di tre anni fa, ma il sondaggio di Tecnè rivela altri aspetti interessanti. Solo il 15% non sa nulla, la stessa percentuale che nel 1996 era a conoscenza dei crimini della foibe.

La prima domanda per il campione rappresentativo degli italiani è se conoscono il 10 febbraio che commemora le «vittime delle foibe e dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani, e dalmati nel secondo dopoguerra». Il 52% degli italiani conosce bene questa tragedia e il 33% in maniera più vaga. Renzo Tondo, che è stato presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, ha tirato fuori in un incontro pubblico a Tolmezzo sulle verità infoibate «l'enciclopedia universale Garzanti del 1995 che descriveva le foibe come cavità carsiche e basta». Disinformazione ed oblio sono serviti a mantenere un tabù di Stato durato almeno mezzo secolo. L'84% degli italiani pensa che sia giusto ricordare le foibe e l'esodo il 10 febbraio, ma il 47% è convinto che se ne parli ancora troppo poco. Il Nord Ovest è la parte d'Italia che conosce di più questa tragedia ad un punto dal Nord Est, che ha vissuto la sanguinosa occupazione jugoslava di Trieste e Gorizia a guerra finita. Nonostante nella fascia d'età fra i 18 e 34 anni, il 52% degli italiani conosca le foibe, fra i più giovani il timore è che sia ancora un tema sconosciuto. «Durante il quinto anno di liceo, nel 2022, ho chiesto in classe quanto conoscessero la ricorrenza del Giorno del Ricordo - racconta Giulia Foresti - Su venti studenti non si è sollevata una sola mano. Non è la prima volta che mi capita di parlare delle foibe con i miei coetanei per poi rendermi conto che sono veramente pochi ad esserne a conoscenza e, spesso, con un quadro dei fatti molto offuscato».

Il sondaggio voluto dell'Associazione Nazionale Dalmata scende nei dettagli e alla domanda più ampia, «quanto si ritiene informato sulla storia del confine orientale del dopoguerra», la maggioranza del 51% risponde «poco o nulla».

Per il 64% degli italiani le foibe sono state «un episodio di pulizia etnica e le vittime erano quasi soltanto italiane». Il 51% le considera «un progetto politico di Tito per annettere Trieste alla Jugoslavia e instaurare un regime eliminando i possibili oppositori di varie nazionalità».

Il campanello d'allarme è il 45% degli italiani che sposa la tesi della «pura vendetta per i crimini perpetrati da fascisti e nazisti» cara all'associazione dei partigiani e alla sinistra. Il 44% pensa che sia stato solo «un regolamento di conti che avviene spesso alla fine delle guerre».

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