Fini: "Cittadinanza? Non accetto scomuniche"

Il presidente della Camera alla Festa del Pdl torna sulla questione immigrati: "Continuerò a porre la questione finché non mi si opporranno motivazioni valide, e certo non può esserlo dire che non ne avevamo parlato prima o che non era nel programma". Cicchitto: "Dieci anni più esami"

Fini: "Cittadinanza? Non accetto scomuniche"

Milano - "Del tema della cittadinanza attendo di discutere, non accento scomuniche preventive dagli organi di giornale e continuerò a porre la questione finché non mi si opporranno motivazioni valide, e certo non può esserlo dire che non ne avevamo parlato prima o che non era nel programma". Il presidente della Camera Gianfranco Fini, alla Festa del Pdl a Milano, insiste sull'idea di ridurre i tempi per concedere la cittadinanza agli stranieri integrati nel nostro paese dopo 5 anni e risponde indirettamente al presidente del Senato Renato Schifani che ieri ha sottolineato l'impossibilità di tale riforma, non scritta nel programma della maggioranza. "Qualcuno non ha capito o finge di non capire. Non ho la presunzione di essere condiviso - afferma Fini - ma non accetto di passare per eretico o che si dica di non poter discutere del tema in quanto non scritto nel programma elettorale o non si sa bene dove". "L'Italia è degli italiani - prosegue Fini - e se qualcuno pensa che io non lo creda è un problema suo. Ma è anche di tutti coloro che dimostrano di amarla. Ci sono 4 milioni di stranieri in Italia e non è un'eresia pensare di garantire loro la cittadinanza se dimostrano di parlare bene la nostra lingua, conoscere la nostra storia, sapere che Trieste e più a nord di Palermo, giurare fedeltà ai valori della Costituzione e servire la nostra Patria con le armi".

Tremonti: parole generose e coraggiose "Ho sempre pensato e da ultimo ancora di più che le posizioni dell'onorevole Fini sui temi dell'immigrazione siano generose e coraggiose", ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel corso della Festa nazionale della libertà. Secondo Tremonti, questi "sono temi su cui si deve discutere, debbono essere oggetto di una discussione pubblica". Secondo Tremonti, se il problema ha una intensità elevata, significa che serve del tempo e a volte una cosa giusta fatta nel tempo sbagliato può diventare una cosa sbagliata". Ricordando le parole di Fini sull'esperienza degli emigranti italiani del passato, Tremonti ha sottolineato che "l'Italia ha una storia diversa, non ha avuto un passato coloniale come la Spagna e non ha perso una generazione in guerra come la Germania". Per questo, a suo avviso, "mancando grandi città industriali che facciano da valvola di sfogo, a noi fin'ora è andata bene, ma credo che dobbiamo guardare di più a quello che sta succedendo in questi paesi". In particolare, Tremonti ha indicato l'Olanda dove "si sta perdendo l'identità nazionale". Un problema, a suo avviso, condiviso anche da grandi città del Nord Europa, dove la maggioranza non è più quella storica e dove non c'é ancora una identità europea". Per questo, Tremonti ha invitato alla cautela affermando di avere "l'idea che gli alberi crescano dal basso verso l'alto e i frutti si raccolgono solo quando sono sui rami".

Cicchitto: 10 anni più esami "Mi sembra che sia giusta la data di permanenza in Italia di 10 anni reali coniugata però con esami seri", ha invece ribadito il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Il Pdl - ha aggiunto - deve discutere e poi decidere su questa questione. ricordo che in Inghilterra c'era gente con la cittadinanza che poi faceva il terrorismo e in Francia organizzava le rivolte nelle banlieau".
"L'incontro tra Fini e Berlusconi ha rimesso in moto il Pdl", ha affermato Cicchitto nel corso di una tavola rotonda alla festa del Pdl. "Il nostro partito - ha spiegato - ha una forte componente leaderistica, come, del resto, in tutto il mondo basta vedere Obama e Sarkozy. E' la sinistra che è senza un leader vero e questo è uno dei fattori per i suoi guai". Cicchitto ha quindi precisato che è necessario tenere ferme le combinazioni tra due diversi modi di fare politica: "Forza Italia era molto legata a Silvio Berlusconi mentre An aveva una struttura legata ad una forte dimensione partitica. Stiamo trovando una sintesi sulle due linee fondamentali: mantenere una forte leadership ma anche una presenza sul territorio". "Una cosa - ha concluso - deve essere certa: non ci deve essere autoreferenzialità e tanto meno la resa dei conti a livello nazionale e locale".

La Russa: bene Fini, ma non i peones del Pdl "Apprezzo la chiarezza con cui Gianfranco Fini ha affrontato la questione. Mi sono però dissociato da alcune proposte estreme fatte anche da parlamentari del Pdl", così il ministro della Difesa Ignazio La Russa a proposito della cittadinanza agli immigrati. "E' sbagliato - ha precisato La Russa - che un deputato del Pdl faccia proposte con parlamentari del Pd senza dibattere il tema nel Pdl e nella maggioranza. Prima bisogna approfondire la questione. Queste sono proposte di deputati che una volta si definivano peones". La Russa ha quindi ribadito ciò che sostiene da tempo: "Dobbiamo fare amare l'Italia a quella che io definisco la generazione Balotelli, ovvero tutti quei bambini che nascono in Italia, frequentano i nostri asili e le nostre scuole. Il problema del tempo per la cittadinanza lo vedremo poi". "Importante - ha concluso il ministro della Difesa - è che si prosegua con la linea della tolleranza zero per quanto riguarda l'immigrazione clandestina".

"Partiti, c'è poca democrazia" Gli attuali partiti sono "inadeguati" a mettere in campo un confronto pacato su come risolvere i problemi del presente, buttando così le fondamenta per costruire anche il futuro. Restano "elementi essenziali di una democrazia", ma assomigliano a "cartelli elettorali", dove manca "democrazia interna". E finché sarà così, le Fondazioni "continueranno ad avere un ruolo rilevante per la crescita della politica". A Torino, dove ha partecipato con Massimo D’Alema ad una tavola rotonda sul ruolo dei partiti e degli intellettuali, il presidente della Camera Gianfranco Fini ragiona sul contributo che i partiti oggi sono in grado di dare e rilancia l’importanza del ruolo delle Fondazioni. Dialogare non significa fare 'inciucio', mette subito in chiaro Fini che presiede proprio una Fondazione, Farefuturo.

Il ruolo dei partiti "Oggi - osserva il presidente della Camera e co-fondatore del Pdl - i partiti assomigliano a cartelli elettorali più che a luoghi in cui affrontare il futuro del Paese. E se continueranno ad essere luoghi deputati alla propaganda e non troveranno forme di democrazia interna, le Fondazioni continueranno ad avere un ruolo rilevante per la crescita della politica". "In questa sorta di quotidiana ordalia che è il confronto politico-parlamentare - aggiunge Fini - non ci sono grandi momenti di dibattito pacato che guardi avanti, i partiti sono inadeguati rispetto a questa sfida mentre le Fondazioni, non dico che sono la soluzione, ma possono dare una buona risposta e anche possono essere serbatoio della futura classe dirigente".

Il valore del dialogo in politica Insomma, dialogare fra le Fondazioni "non significa fare 'inciucio'".

"Se si riesce - dice Fini - a dare vita ad una sorta di ’reserve de la Repubbliquè, io dico: perchè no? Una volta c’erano i partiti, ora abbiamo girato pagina, è inutile rimpiangere il passato, bisogna cercare di utilizzare gli strumenti del presente per migliorarlo e per costruire quello che verrà dopo".

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