Roma - "Non sono uno Speaker. Cerco
di svolgere al meglio il mio ruolo istituzionale, poi intervengo nel dibattito politico secondo i miei
convincimenti e in assoluta libertà. Faccio ciò che ritengo giusto, quel che accadrà lo vedremo fra
un pò". Così il presidente della Camera Gianfranco Fini risponde ad una domanda sul suo futuro,
nell’aula magna della Residenza universitaria internazionale dove incontra gli studenti.
Fini ricorda che il ruolo del presidente della Camera in Italia non è assimilabile a quello dello
Speaker inglese. "In Italia - sottolinea - è così da sempre: ogni presidente è intervenuto nel
dibattito politico". Poi il presidente della Camera aggiunge: "cerco di fare al meglio ciò che mi
hanno chiamato a fare e le critiche che mi giungono da destra e da sinistra stanno forse a
significare che sto svolgendo in modo dignitoso il mio ruolo di arbitro".
Quanto al futuro Fini conclude: "credo non si debba agire nel rispetto del proprio desiderio o
obiettivo. Vedremo...
Intanto ho avuto già più di quello che pensassi. Sono stato ministro degli Esteri, vice premier,
costituente europeo, presidente della Camera. Per il resto vedremo".
"Test per immigrati? Lo farei ai deputati" Il presidente della
Camera, Gianfranco Fini, esprime dubbi sulle proposte dei ministri Maurizio Sacconi e Roberto
Maroni del permesso di soggiorno a punti per gli immigrati. Incontrando gli studenti della
Residenza universitaria internazionale (Rui), la terza carica dello Stato ha detto: "Ho letto che
qualcuno ha detto ’facciamo il permesso di soggiorno a punti, se conoscono la Costituzione gli
diamo 30 puntì. A me piacerebbe farlo alla Camera".
Ricordano il servizio delle Iene che hanno intervistato deputati e senatori per testarne la
conoscenza della Costituzione, Fini ha aggiunto: "Le Iene sono impietose ma una buona parte dei
parlamentari non conosce i primi cinque articoli della Costituzione".
"Mi danno del comunista" "Le famiglie politiche
del centrodestra in Europa sono molto più attente a certe novità. Ho guardato i punti toccati da
Angela Merkel davanti al Cdu, se dicessi al Pdl discutiamo di certe cose mi direbbero sei
diventato comunista". "Non si può dire ’ma chi se ne importa di certe cose, ci sono le regionali e non ci convienè
perché - ha sottolineato Fini - nel frattempo la storia cammina. C’è un tempo per la propaganda e
un tempo per la politica. Non mi scandalizza la propaganda, ne ho fatta tanta". Ma alla nostra
politica "serve più strategia e meno tattica, serve la consapevolezza che l’impegno politico è
qualcosa di più alto rispetto alla gestione dell’amministrazione".
Il presidente della Camera ha citato il caso della Commissione nominata dal presidente francese
Sarkozy "con un uomo di sinistra alla guida" per "rispondere alla domanda se il Pil fosse ancora il
parametro principale per decidere il grado di benessere di un paese. In Italia il tema non è stato
neanche posto se non in qualche seminario di qualche eretica fondazione".
"C'è un problema di classe dirigente" "Oggi il problema è il
meccanismo di selezione della classe dirigente. Non ho nessuna nostalgia dell’epoca dei comitati
centrali, ma bisogna cominciare a pensare a forme di partecipazione e di selezione della classe
dirigente diverse". È uno dei passaggi di maggiore attualità del discorso del presidente della
Camera Gianfranco Fini agli studenti della Residenza universitaria internazionale, che lo hanno
incontrato per discutere del suo nuovo libro ’Il futuro della libertà.
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