Fiorello fa vincere la Rai e si scusa con Fazio al Tg1

Lo speciale «VivaRadiodue» ha avuto otto milioni di spettatori. Ma lo showman siciliano in un’intervista ha attaccato pesantamente il collega savonese e poi se ne è pentito

Laura Rio

da Milano

Pure le scuse sono andate in onda sul doppio canale: radiofonico e televisivo. Ogni volta che riappare, Fiorello scatena un caos. È successo anche questa volta: lo showman siciliano ha fatto una sorpresa ai fan portando domenica sera il suo show radiofonico in televisione e, nel contempo, ha imbastito una feroce polemica con Fabio Fazio. Senza che quest’ultimo, però, abbia mai emesso una sola parola, almeno ufficialmente. Una caduta di stile di Fiorello che, alla fine, si è dovuto scusare pubblicamente: l’ha fatto sia in radio sia, addirittura, al Tg1. Il tutto ieri è stato stemperato dai buoni risultati di ascolto di entrambi i programmi: lo speciale di VivaRadiodue su Raiuno ha totalizzato un pubblico di 8 milioni 168mila spettatori con il 30.77 per cento di share. Che tempo che fa, in onda in contemporanea su Raitre, ha raggiunto 4 milioni 137mila spettatori con il 15.92 per cento, mantenendo in sostanza il proprio pubblico (la settimana scorsa era stato di 4 milioni e 13mila persone). Insieme le trasmissioni (più Raidue) hanno regalato un grande risultato al prime time della Tv di Stato: 51.94 per cento.
In Rai la gioia per i risultati di ascolto è stata funestata ieri mattina dall’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica in cui Fiorello apostrofava Fabio Fazio come «bambino dell’asilo», dicendosi deluso dall’amico che «credevo fosse un grande e invece si mette a piagnucolare per gli ascolti». La rabbia di Fiorello era stata scatenata dalle voci che hanno cominciato a circolare sabato secondo cui lo showman ligure e la dirigenza di Raitre si sarebbero irritati per l’incursione del presentatore catanese proprio nelle stesse ore in cui va in onda Che tempo che fa. In sostanza, si deprecava il fatto che due programmi forti si facessero concorrenza tra di loro invece che coordinarsi per lottare contro la concorrenza esterna, cioè Mediaset. Ieri mattina, una volta letta l’intervista su Repubblica, Fiorello si è accorto di aver fatto una frittata, di aver esagerato. E, da un lato, ha spiegato di essere stato ingannato dal giornalista che non si è qualificato come tale, non smentendo però le parole dette, dall’altro ha chiesto scusa: sia in apertura di VivaRadiodue che ieri è ripartita nella programmazione tradizionale (alle 13,40) sia in coda al Tg1 delle 13,30 intervistato da Mollica. Gag finali e un «Fabio non te la prendere», per chiudere con un sorriso la vicenda. Fazio, come consueto, ha mantenuto il suo aplomb inglese e non ha replicato nulla.
Sta di fatto che, dopo questo screzio, sarà più difficile per Raiuno riproporre Fiorello negli stessi giorni in cui va in onda Che tempo che fa: e cioè il sabato e la domenica, che sono quelli in cui il primo canale, nella fascia oraria post tg1 (dalle 20,40 alle 21,10) ha più problemi. Nelle ipotesi del conduttore c’è quella di apparire ogni tanto, non in maniera sistematica: già si pensava a sabato e domenica prossimi. Comunque, l’intera vicenda mostra, ancora una volta, i nervi scoperti interni alla Rai, dove le singole reti e i singoli personaggi spesso giocano da soli. Anche se domenica, alla fine, la squadra ha prevalso. Non solo la Rai nel suo complesso ha battuto Mediaset, ma l’accoppiata Fiorello e Assunta Spina ha inferto un colpo ai Cesaroni, la serie di Canale 5 finora sempre vincente: 7 milioni 115mila spettatori con il 28.9 per cento per la fiction con Bianca Guaccero e Michele Placido; 5 milioni 229mila (19.68 per cento) nel primo episodio e 5 milioni 103mila (21.91) nel secondo per la caciarona famiglia romana.
Intanto in Rai si godono l’approvazione del presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, Mario Landolfi: «A Fiorello, Raiuno e Radiodue un “bene, bravi, bis”.

Questo successo è la conferma che quando la Rai non snatura la propria missione di servizio pubblico, quando diverte senza tracimare nella volgarità, vince non solo la sfida dell'ascolto, ma anche e soprattutto quella della qualità».

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