Marianna Bartoccelli
da Roma
«Non è roba con la quale non vogliamo avere a che fare. Per vincere al Sud bisogna imbarcare di tutto? Poi però si raccolgono i frutti». Lo scrive Stefano Menichini direttore di Europa (quotidiano della Margherita) a proposito del caso Fortugno. Un caso che, malgrado gli ultimi arresti, non pare ancora concluso visto che gli inquirenti scrivono che quel delitto nasce «per attuare un progetto di perpetuazione del potere nellambito politico-affaristico-clientelare». Ed entrano nello specifico: «Un potere che dipendeva dalle fortune di un personaggio politico candidato alle elezioni regionali del 2005, risultato non eletto contrariamente alle aspettative».
E se le carte dei magistrati non vanno oltre, sono ancora le intercettazioni (pubblicate venerdì dallUnità) a dare notizia di un contesto politico che crea imbarazzi e mal di pancia a sinistra e a far invocare a Menichini «un partito che non sia né leggero, né provvisorio e neanche così debole da avere bisogno per vincere di arruolare il primo che passa». Intercettazioni che svelano un contesto inquietante. Cè un sottosegretario dellattuale governo, Gigi Meduri, che definisce «cretino» il suo presidente regionale della Calabria, Agazio Loiero, e definisce Fortugno un «idiota» parlando con Mimmo Crea (il consigliere che è subentrato a Fortugno nel Consiglio Regionale) quando costui molla il suo ultimo partito lUdeur, dove è arrivato dallUdc partendo da Alleanza Nazionale, per entrare nelle liste della Margherita. «Mi pare un partito di m... questo. Dove non si capisce un c... di politica» dice Crea a Meduri. Che prova a mediare, scaricando su Fortugno: «Io mi meraviglio di Ciccio (Fortugno), che è un idiota, lho scoperto, non lo sapevo che Ciccio, che è una brava persona, non capisce niente».
La questione è la candidatura di Crea che sia Loiero che Fortugno non volevano. Anche se, scrivono i magistrati, Loiero sembrava un po freddo nel sostenere lopposizione di Fortugno. Fatto sta che alle elezioni regionali Fortugno batte Crea per poche centinaia di voti (malgrado si fosse sparsa la voce che aveva rotto con la famiglia della moglie, i Laganà un tempo potenti democristiani) e a soffrirne di più è proprio il grande elettore di Crea, Sandro Marcianò. Il caposala dellospedale al cui vertice sedeva la moglie di Fortugno, arrestato nei giorni scorsi con il figlio Giuseppe quale mandante dellomicidio, è furibondo di quella sconfitta elettorale come dice allo stesso Crea nel corso di una telefonata: «Ti giuro, mannaja, sono due giorni che non dormo. Che il Tavor mi sto prendendo la sera». E Crea di rimando: «Che ti viene di uscire pazzo. Perché la gente ci ha preso in giro». E ancora: «Bastardi, bastardi. Noi non avevamo rappresentanti di lista, lui invece, questo cornuto li aveva in ogni sezione». Insomma quello che era stato definito un «idiota» era riuscito ad essere eletto malgrado la concorrenza di Crea. E Menichini sul giornale della Margherita non può fare a meno di scrivere «purtroppo per lui». Linchiesta non pare conclusa con larresto dei due Marcianò (il figlio Giuseppe, 27 anni, era stato posto agli arresti domiciliari lo scorso febbraio perché accusato di traffico di armi e di droga) e degli esecutori del delitto, altri quattro personaggi vicini alla ndrangheta. «La ricerca dei mandanti non può considerarsi conclusa» ha infatti dichiarato il capo della Dna, Piero Grasso. E in effetti lordinanza di custodia cautelare nei confronti dei Marcianò è ricca di omissis che lasciano aperte molte ipotesi. Il pentito di riferimento nellinchiesta, Domenico Novella, pare non abbia dubbi: «La politica centra signor procuratore, io non sono un ragazzo stupido».
E a proposito delle intercettazioni che evidenziano la scelta della Margherita di candidare Crea malgrado il no di Fortugno, il senatore Franco Bruno, coordinatore allora e oggi del partito in Calabria difende il suo partito da «evidenti sciacallaggi».
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