Si è alzato il sipario e subito è partito il siparietto. L'argomento del convegno organizzato da Forza Italia ieri a palazzo Tursi nel salone della Rappresentanza era serio: «Il mondo del lavoro e dell'impresa a Genova», fin troppo. Tetro, viste le analisi dei relatori. Tanto che, Stefano Zara, ex presidente Confindustria Genova, ha iniziato col picconare a suon di battute quel Partito Democratico in cui sta per entrare, «perché non è possibile sia diretto dalla solita nomenklatura». E Michele Scandroglio, coordinatore regionale di Forza Italia, a non potergli dare che ragione e a dire che chi come Zara ha ripensamenti rischia di fare la fine dei lamming. Quei piccoli roditori che si buttano a mare per uccidersi. Ma Zara, non parla né di lamming né di ripensamenti, ma lancia l'idea di «accoppiamenti». Segnali?
Poi però, battute a parte, tutti insieme, d'accordo, nel ribadire e spiegare un concetto fin troppo chiaro: la stagnazione di Genova, i problemi del lavoro, delle imprese che scappano, degli abitanti che calano, dei giovani che migrano e delle infrastrutture che non si fanno. Perché di questo sono tutti d'accordo, chi più chi meno. Eccezion fatta per Marco Bisagno, presidente Confindustria Genova: la sua è un'altra città. «Rispetto a qualche anno fa, non si può certo dire che le cose vadano male. A preoccupare se mai è il futuro» sentenzia il presidente genovese di Confindustria.
Ma anche Zara, dati alla mano, spiega le ragioni del suo pensiero «perché che Genova stia andando avanti è un'illusione: se noi facciamo passettini, gli altri stanno correndo».
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