La parabola (discendente) di Gianfranco Fini e la sua ineluttabilità. Paolo Armaroli, docente di Diritto parlamentare comparato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova (Deputato in Parlamento dal 1996 al 2001) ha presentato ieri pomeriggio presso l'aula magna di Via Balbi 5 il suo ultimo libro «Lo strano caso di Fini e il suo doppio nell'Italia che cambia». Moderatore il caporedattore del Giornale, Massimiliano Lussana. Una interpretazione dell'attività dell'ex presidente della Camera dei Deputati che «non vuole essere politica e politicizzata», perché «nei confronti di quella pagina di storia parlamentare mi pongo come un uomo del terzo millennio», avverte Armaroli che non rinuncia al suo ruolo di studioso nonostante il fatto, ricorda Lussana, che «se non fosse stato per l'opposizione di Fini, saresti stato ripresentato anche nelle legislature successive».
Una lettura dell'attività di Fini rigorosa che passa attraverso undici casi presi in esame da Armaroli. Gli undici casi che fecero più discutere i giornali e la politica e che messi sotto la lente d'ingrandimento dallo studioso fanno dire al professore che nel complesso, dal punto di vista formale, Fini non è stato il peggior presidente della Camera della Repubblica. Rimane l'anomalia di un presidente che doveva essere allo stesso tempo imparziale terza carica dello Stato e leader di partito. «Arnaldo Forlani di dimise dallo stesso ruolo quando divenne segretario del suo partito», ricorda la Costituzionalista Adriana Gardino, relatrice del libro insieme a Giampiero Cama, docente preso il Dipartimento di Scienze Politiche e al collega Gian Battita Pittaluga (ordinario di Economia Politica).
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