Imu e burocrazia: il mattone crolla

Imu e burocrazia: il mattone crolla

(...) E allora, di fronte a un quadro a tinte così fosche, il minimo che uno si aspetta è che le istituzioni pubbliche locali non si mettano di traverso contribuendo ad affossare un settore in pesante difficoltà. E invece... È sempre Garaventa a spiegare: «Uno dei problema maggiori che ci troviamo ad affrontare adesso è il Puc, il Piano urbanistico comunale. Ebbene, in attesa del nuovo Piano che è attualmente in discussione, con prospettive di approvazione molto lontane, oggi valgono le norme più restrittive che, in buona sostanza, ci impediscono di lavorare», come dimostra il drastico calo dei permessi di costruire.
Il presidente di Assedil non vuole infierire contro Palazzo Tursi, ma non si sottrae a un'analisi lucida e spietata della situazione: «Le nostre speranze nei confronti del nuovo Piano sembra che vadano deluse. Il nuovo Puc manca di progettualità. Senza contare l'anomalia Aster che ci spiazza». Se a tutto questo si aggiunge l'incidenza della tassazione, arrivata a livelli esasperati, e le maglie della burocrazia («i tempi di pagamento alle imprese da parte della pubblica amministrazione sono in media di un anno e mezzo!»), le prospettive del settore non sono certo rosee. Eppure, il presidente di Assedil non si rassegna: «Ci sembra di vedere qualche timido segnale di ripresa, verso la fine di quest'anno, in ambito economico più generale. Ma intanto - insiste Garaventa, confortato dal tecnico (vero) che lo affianca, il direttore professor Massimo Ceresa Gastaldo - sarebbe necessario che, proprio in questo clima preelettorale, i futuri amministratori mostrassero la consapevolezza di provvedere a una completa e radicale riforma del sistema tributario».
La conclusione è lapidaria: «Il nostro comparto- ribadisce Garaventa - vive solo di domanda interna, e quando questa è depressa il settore non regge. Inoltre non si riesce ad avere accesso al credito e questo blocca l'edilizia privata». Un circolo vizioso che compromette la ripresa.

Per il presidente di Assedil, poi, il patto di stabilità ha compresso gli investimenti: «È impensabile che un Paese di 60 milioni di abitanti non investa nel proprio futuro. E se non investiamo in infrastrutture, saranno i giovani a pagare il prezzo più alto».

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