Il regista Sandro Baldacci torna al pubblico genovese con lo spettacolo «Romeo e Giulietta» interpretato da detenuti insieme con i ragazzi delle scuole superiori genovesi. «Romeo e Giulietta» è alla Tosse da domani (ore 11 e 20.30) e fino a sabato 16, con orari diversi e mattinate fino al 20 per le scuole.
Lunedì 18 sera assicura la sua presenza Elsa Fornero: le piacerà?
Gli allievi prenotati sono 2500 e si dice che i ragazzi non si fanno coinvolgere... Dal D'Oria proviene Romeo, dall'Emiliani Giulietta e un altro ragazzo-attore dal Ruffini. Mirella Cannata, docente di storia dell'arte in questo liceo, da 12 anni insegna alla scuola professionale del carcere, specializzata in grafica pubblicitaria.
Non a caso i manifesti come pure le T-Shirt serigrafate in vendita sono opera dei detenuti.
Il dramma di Shakespeare si fa qui rivisitazione del degrado metropolitano. Poiché i detenuti erano o meridionali o arabi e tunisini, le due famiglie in contesa per il territorio sono: i malvitosi Capone (Capuleti) e i multietnici Montoya (Montecchi), ma tra loro l'amore della punk Giulietta e del gitano Romeo.
Baldacci opera con i laboratori integrati dal 1997. Da sempre è fantasia e cultura, poesia e ritmo scatenato sulle musiche di Bruno Coli (tutti musical i suoi spettacoli), ma oggi, forgiato dall'insegnamento al Dams d'Imperia, è di più. Questo è il suo sesto spettacolo con carcerati e allievi di liceo. Sembra riproporci parole di don Ciotti: «Esser costruttori di ponti di comunicazione come abito mentale, atteggiamento etico, opera sociale e corale».
Sembra dire di suo: «Mi trovo qui, mi applico ai problemi di questo luogo del vivere. Le carceri, un problema? Cerco d'insegnare a padroneggiare violenza e rabbia, a proporsi in positivo».
Sarà ponte con la città il Teatro a Marassi, pronto per la prossima estate, fortemente voluto da Salvatore Mazzeo, direttore della casa circondariale, e da Mirella Cannata presidente «Teatro Necessario Onlus». Ha il sostegno delle Fondazioni Carige e San Paolo.
Per la Carige, Pierluigi Vinai ha detto: «Nella vita ho imparato che i giudizi vanno dati conoscendo. Quello che si può, bisogna farlo: dare compiutezza agli investimenti di una Fondazione. E l'investimento umano è sempre più importante di quello finanziario».
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