Giacca-camicia il cult di Aspesi alla conquista dei giovani

Il neo amministratore delegato del brand acquisito dal fondo italiano Armònia ora vuole puntare ai millennial

Giacca-camicia il cult di Aspesi alla conquista dei giovani

La stanza dei bottoni della moda è casa sua: è Fabio Gnocchi, neo amministratore delegato di Aspesi, il marchio che da oltre trent'anni è un punto di riferimento per chi non rinuncia all'eleganza anche nell'abbigliamento informale. È lui a raccontarci i nuovi progetti della griffe, acquisita lo scorso dicembre dal fondo italiano Armònia, e lo fa in un ambiente unico: la boutique di via Montenapoleone, una scenografia d'autore che si sviluppa in uno spazio di ben 800 metri quadri. Lo stile si respira nell'aria: alle inconfondibili collezioni del marchio e alle «capsule» firmate da designer amici - dagli occhiali di Saturnino agli abiti coloratissimi di Rossella Giardini - si affiancano infatti opere d'arte contemporanea, collezioni preziose di giocattoli e scatole vintage.

Come nasce questo negozio così particolare?

«L'idea è quella di un mercatino, con tutto il piacere di curiosare, scegliere e acquistare. L'ha voluto così il mio amico Alberto, fondatore del marchio nel 1969. Una piccola camiceria, allora, ma il gusto della ricerca c'era già: così sono nati i famosi piumini, i capispalla e tutto quanto rende uniche le collezioni firmate Aspesi. La sua creatività classica e all'avanguardia al tempo stesso, i tessuti esclusivi, lo stile inimitabile hanno conquistato un seguito di clienti esigenti e affezionati, molti dei quali sono divenuti anche amici».

Anche la finanza ne è rimasta affascinata.

«Non a caso, il fondo Armònia ha scelto Aspesi per il suo primo investimento d'eccellenza, acquistando il 90% del capitale dell'azienda, di cui Alberto mantiene una quota di minoranza e la direzione creativa. Un'operazione di testa e di cuore, nata dalla comune passione per una griffe da valorizzare e far crescere».

In che modo?

«Mettendola sotto i riflettori. Nell'era della comunicazione globale la leva del successo è questa. Dobbiamo riaccendere le luci sul marchio, puntando sui grandi consumatori del Duemila: i millennials, i giovani sempre connessi, a caccia di novità, pronti a spendere ma solo per qualcosa che li appassiona davvero. Per conquistarli è fondamentale la Rete: il nostro sito di e-commerce sarà in sinergia con il negozio e con la vetrina più grande del mondo, i social network».

Come funzionerà?

«I nostri clienti potranno scegliere anche dallo smartphone, comprare on line e venire a ritirare l'acquisto direttamente in via Montenapoleone. Soprattutto per i nostri capi iconici, come la giacca-camicia o lo smanicato, ideati vent'anni fa da Alberto e reinterpretati a ogni stagione».

I vostri obiettivi per il futuro?

«Oggi il 70% del nostro fatturato è distribuito in Italia, ma guardiamo ai mercati in crescita, come Cina e Russia. Già vendiamo attraverso il canale all'ingrosso sia in Europa che in Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti. Ma vogliamo potenziare anche i negozi monomarca: oggi sono 8 in Italia, due in Europa e cinque in Giappone. Nel prossimo biennio puntiamo ad aperture prestigiose: Parigi, Londra, New York».

La vostra arma anticrisi?

«La coerenza. Oggi nel mondo della moda c'è tanto di tutto, anche troppo: vince chi sa mantenere alta la bandiera della qualità, in Italia e nel mondo».

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