In via Tortona 21 nel cuore del salone del mobile c'è un cortile che ospita un pezzo di storia milanese: la "nuova" bocciofila Montevideo esiste da 70 anni in questo quartiere modaiolo che ogni anno si riempie di bellissime modelle e giovani designer internazionali. Mentre nel vanno in scena le ultime tendenze del settore e fiumi di folla si riversano in queste vie, un gruppo di anziani signori gioca sereno nel campetto verde che si affaccia su una trafficata traversa di via Tortona. Non sembrano curarsi del caos o dei flash degli obbiettivi che li immortalano quando qualche curioso si accorge di loro. E se li si disturba durante la partita abbandonano volentieri le bocce per fare due chiacchiere con i forestieri. Agostino Felisari, presidente del circolo, ci tiene subito a fare una distinzione: qui non si gioca solo a bocce, lo si fa alla milanese. Indicando i compagni che giocano alle sue spalle spiega le regole che distinguono questa variante da quella "all'italiana": un campo unico munito di dossi sulle corsie che lo attraversano e due squadre che si affrontano lanciando le bocce in diagonale. Con fierezza racconta di dedicarsi a questo sport da una vita e di essere presidente del circolo da oltre 30 anni. La localizzazione della bocciofila porta però' dritti a una domanda: come fanno il signor Agostino Felisari, 60 anni di cui 50 da bocciofilo, e i suoi soci a tenere in piedi il piccolo circolo in una zona dagli affitti considerevoli. Agostino sorride e lancia uno sguardo altrove, come se temesse orecchie indiscrete, poi rivela: "Questo terreno prima era della Bagina, motivo per cui pagavamo un affitto certamente esiguo rispetto alla media. Poi è stato comprato da un avvocato, una brava persona, che ci ha permesso di tenerlo in comodato d'uso gratuito fino al 2015". Nel frattempo i fondi della bocciofila si basano sulle quote d'iscrizione per il tesseramento dei soci ( 50 euro annuali) e sugli introiti del bar che durante il salone apre al pubblico per pranzi e aperitivi. Nelle due salette con le pareti adornate da medaglie, foto e riconoscimenti si respira un'aria familiare, lontana dall'atmosfera chic del ristorante che al piano di sopra si chiama, non a caso, "Il boccino".
Prima di tornare alle bocce Agostino Felisari parla del futuro e si lascia sfuggire un appello: " Non so che faremo dopo il 2015, ma una cosa è certa: ci vorrebbero dei giovani, delle nuove leve per riempire i posti vacanti lasciati dalla vecchia guardia". Lui ci spera, e anche noi: chissà che nella frenesia del salone qualcuno si fermi a riscoprire questo sport antico ma nobile.Linda Irico
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