Marianna Bartoccelli
da Roma
Il capo dello Stato va a votare alle prime ore di domenica mattina, in compagnia della moglie Clio, nella solita scuola di via Panisperna a Roma. E la prima preoccupazione di Giorgio Napolitano è quella di chiedere informazioni sullaffluenza delle urne. Che fosse il suo principale problema lo aveva dimostrato nei giorni scorsi quando ha rivolto lappello agli italiani di recarsi a votare. E qualcuno deve averlo ascoltato se i dati di affluenza sono in aumento rispetto al referendum confermativo del 2001 voluto dalla Cdl, quando gli italiani sono andati per approvare la riforma costituzionale varata dal centrosinistra. Allora vinse il sì.
Anche Romano Prodi si è recato al seggio con la moglie: cravatta azzurra, giacca in spalla è andato a mettere il suo no sulla scheda. Apparentemente tranquillo il premier sa che questa è lultima tappa di una lunghissima sessione elettorale. Comunque vada il risultato ha continuato a ripetere che ci sarà un tavolo con lopposizione per rifare o modificare le riforme costituzionali. Preoccupato dai sondaggi degli ultimi giorni ha spinto tutto il governo alla campagna elettorale, con una precisa parola dordine: in ogni caso questa maggioranza si farà carico di fare subito la legge per diminuire il numero dei Parlamentari, come prevede lattuale riforma. Alla stessa ora a Torino è andato a votare Piero Fassino mentre a Napoli in maniche di camicia ha depositato la scheda nellurna Antonio Bassolino che ha sottolineato il suo no per «rimuovere il macigno della devolution». E anche Vannino Chiti, il ministro per le Riforme istituzionali e i rapporti con il Parlamento, ha votato in mattinata nella sua città, a Pistoia, soddisfatto dei dati che davano un numero crescenti di votanti rispetto al passato referendum del 2001. Visto che contrariamente allo scorso referendum si vota anche oggi e le urna chiuderanno alle 15, molti leader del centrodestra hanno annunciato il loro voto per questa mattina, così anche Umberto Bossi, il politico simbolo della devoluzione che su questa riforma e adesso sul referendum punta molto del suo futuro politico. Anche se è stato il primo dei leader della Cdl a dichiarare che, subito dopo i risultati, è disponibile ad un tavolo di trattative con lUnione per portare le modifiche necessarie alla riforma, sia in caso di vittoria del si che del no. Domenica lontano dalla politica per Silvio Berlusconi che ha trascorso la giornata ad Arcore. Andrà a votare questa mattina nel suo seggio storico in via Scrosati. Ha cercato di non trasformare il referendum in una possibile spallata al nuovo governo o in una riconferma della sconfitta del centrodestra. «Si vota per le riforme» ha sostenuto più volte, anche se si è speso in questa nuova campagna elettorale sostenendo le ragioni del sì e difendendo la riforma come necessità per rimodernare il Paese. Ha annunciato il suo voto per questa mattina. Tra i primi a votare ieri mattina Roberto Calderoli, uno dei padri della riforma, che per loccasione ha indossato gli stessi bermuda utilizzati nei giorni di Lorenzago, località del Cadore dove i saggi della Cdl hanno messo a punto la nuova Costituzione. A Milano si è recata alle urna Letizia Moratti: «Questo è un voto molto importante per far avvicinare sempre più le istituzioni ai cittadini - ha detto il nuovo sindaco di Milano uscendo dal seggio di via della Spiga - in modo che possano meglio conoscere e risolvere i loro problemi». «Se vince il sì - ha aggiunto - la strada è già segnata, ma anche se dovesse vincere il no, alle riforme non si può rinunciare, sebbene il percorso diventerà sicuramente più difficile». È già andato a votare Raffaele Lombardo del Movimento autonomista siciliano, che si dice sicuro che i siciliani voteranno sì, vivendo ormai da 60 anni con uno statuto che dà ampi margini di autonomia. Mentre il presidente della Regione, Totò Cuffaro, si recherà al seggio questa mattina. Intanto il sì e il no rompono trasversalmente i partiti e le alleanze.
Il Pri si ritrova senza il suo presidente, Ugo La Malfa, sostenitore del no, che si è dimesso dallincarico perchè il segretario del piccolo partito, Francesco Nucara, si è schierato invece per il sì. Il no e il sì hanno anche spaccato lUdc, dove il partito centrista schierato con il resto della Cdl, si è ritrovato con Follini e Tabacci a capo dei comitati per il no. «Un voto contro la politicizzazione del referendum» ha commentato lex-segretario dellUdc, che non ha comunque lasciato il suo partito. Un incontro bipartisan subito dopo i risultati elettorali è quello proposto dalla Fondazione della Camera presieduta adesso da Pierferdinando Casini, succeduto a Napolitano. Liniziativa è stata prevista da Casini e dal presidente della Camera Bertinotti per il 4 luglio.
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