Giro di valzer al Festival Arriva l’atteso Thielmann

Anche l’Austria Felix di Salisburgo fa parte del nostro tempo, un fiume dalle correnti turbolente che portano via persone, pensieri, cose. Tuttavia il Festival più paludato del mondo pare anche quello destinato a mutare con maggior voluttà il suo destino. Tanto che possiamo ben dire che Riccardo Muti, genius loci per quaranta anni di fila, a partire dal Don Pasquale voluto da Karajan, è davvero una monolitica eccezione. Ma tutto finisce. Il magnifico Macbeth di ieri è l’opera dell’addio. Da ora in poi per quella bomboniera solo concerti. Se il maestro esce dalla programmazione operistica, s’è conclusa per lui anche la bella avventura del Festival di Pentecoste. Al suo posto la cantatrice incantatrice Cecilia Bartoli che al Vesuvio con pennacchio della Scuola Napoletana sostituisce un multiplo di maliziose Cleopatre. Rivoluzione anche per il Festival di Pasqua, monopolio Berliner. Simon Rattle ha sbattuto la porta. In sua vece arriva Christian Thielmann (il nome del futuro) e la Staatskapelle Dresden. Un terremoto forse spontaneo ma più probabilmente indotto dal cambio dei vertici. Dove dal primo ottobre il nuovo Intendant è il più tradizionale Alexander Pereira. Sta di fatto che anche l’attuale Intendant ad interim (sostituisce Flimm, all’Unter den Linden con Barenboim) lascia per diventare il responsabile delle Wiener Festwochen al posto di Luc Bondy.

E con lui, mente in perfetto equilibrio tra passato e futuro, giovani promesse e collaudate celebrità, parte l’entusiasmo, la creatività, la fantasia che ha aperto ai ragazzi della Bolivar di Dudamel, alla giovinezza di Ticciati, alla singolarità della Divan (mix israelo-palestinese) di Berenboim. Salisburgo saprà mantenere il suo cuore?

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