Giustizia, l'Anm: "Pronti a scioperare" Alfano: "Guerra preventiva a riforme"

Il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura dice no all'idea del Guardasigilli sui due Csm per la riforma della giustizia: "Uno andrebbe sotto il ministero ed è assurdo". Sul caso Mesiano: "Rispettare le sentenze". E Palamara, del sindacato delle toghe, annuncia lo stato di agitazione: verso lo sciopero. Critico Alfano: "Atteggiamento inspiegabile e pretestuoso"

Giustizia, l'Anm: "Pronti a scioperare" 
Alfano: "Guerra preventiva a riforme"

Avellino - Il vice presidente del Csm dice no. Alla riforma della giustizia proposta dal Guardasigilli, Angelino Alfano. Nicola Mancino non ci sta e usa parole dure. A ruota arriva la presa di posizione dell'Anm che annuncia lo stato di agitazione delle toghe, sostanzialmente l'ultimo passo prima dello sciopero generale dei magistrati. A tutti, a sera, risponde secco Alfano: "Atteggiamento inspiegabile e prestuoso, sono guerre preventive contro le riforme".

No al doppio Csm "A chi dice che bisogna fare un doppio Csm io dico che non si può, perché uno dei due dovrebbe andare sotto al ministero della Giustizia, il che è assurdo. O si è giudici e si è indipendenti, oppure si è qualcos’altro e bisogna vedere che cos’è questo qualcos’altro". Il vice presidente di Palazzo dei Marescialli boccia la riforma della Giustizia. "Al momento non c’è un testo di riforma - spiega Mancino a margine di una conferenza organizzata dall’ordine degli avvocati di Avellino - e quindi non si può esprimere un parere. Ci sono propositi, molti velleitari, molti duttili e prudenti, molti altri non ancora definiti. Quando ci sarà una proposta definitiva, che è nei poteri del governo formulare, allora noi ci esprimeremo".

Il caso Mesiano "Ci sono troppe polemiche. Un magistrato va giudicato più per quello che scrive che non per quello che s’immagina debba scrivere" prosegue Mancino commetando il caso Mesiano. La vicenda sarà esaminata martedì prossimo dalla prima commissione del Csm. "Bisogna rispettare - spiega Mancino - un giudice che fa una sentenza. Se la sentenza non è condivisibile c’è il grado successivo di giudizio".

L'Anm contro il premier "Difenderemo a oltranza i valori della Carta costituzionale". Così il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, replica al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ieri aveva annunciato la riforma costituzionale della giustizia. "Diciamo no alla riforma della Carta, a difesa dell’indipendenza della magistratura, nell’interesse dei cittadini" dice Palamara a margine della riunione del parlamentino del sindacato delle toghe. "Noi vogliamo una riforma della giustizia che renda più veloci i processi e metta al centro dell’attenzione i cittadini". In materia di Csm il leader del sindacato delle toghe fa presente che è in atto "un’autoriforma" per individuare i candidati alle prossime elezioni. "Ma altro è - prosegue Palamara - tornare indietro, collocare il pubblico ministero alle dipendenze dell’esecutivo".

Minaccia di sciopero L’Anm ha proclamato, con un documento votato all’unanimità, lo stato di agitazione. Il sindacato delle toghe, quindi, ha deliberato di "indire assemblee in ogni distretto, aperte a tutti i magistrati, per la valutazione delle iniziative da intraprendere, nessuna esclusa, riservando al prossimo Cdc la relativa programmazione". Secondo il presidente dell’Associazione, Palamara, la prossima riunione del Comitato direttivo centrale "sarà fra due o tre settimane". Nel documento l’Anm esprime "viva preoccupazione per il clima di costante tensione che ha coinvolto anche le massime autorità di garanzia" e sottolinea che la decisione della Consulta sul lodo Alfano è stata "una nuova occasione per gli ennesimi attacchi ed invettive nei confronti della magistratura e dei singoli giudici, accusati di disegni eversivi". L’Anm respinge "con sdegno e indignazione" quelle che vengono definite "condotte intimidatorie nei confronti dei magistrati con la finalità surrettizia di orientarne le decisioni" e ribadisce "la propria netta contrarietà" alle riforme "punitive nei confronti dei magistrati", "minacciate" dal governo a fronte di "sentenze sgradite".

Alfano contrattacca La dichiarazione dello stato di agitazione dell'Anm "ha tutto il sapore di una guerra preventiva alle riforme", oltre ad essere "inspiegabile, sorprendente e dunque pretestuosa". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano commenta la decisione del sindacato delle toghe di entrare in agitazione a difesa della Costituzione. La protesta dell'Anm - secondo Alfano - "prelude a non si capisce bene che cosa" e viene "da chi ogni giorno richiede il rispetto per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura mentre evidentemente non porta affatto rispetto per l'autonomia e l'indipendenza del parlamento e neanche all'incontestabile diritto-dovere di chi ha vinto le elezioni di realizzare il proprio programma di governo, mantenendo così fede all'impegno assunto con gli elettori". Alfano ribadisce: "I testi delle nostre riforme sono in parlamento da lungo tempo e sono assolutamente noti. L'idea di porre mano alla Costituzione - sottolinea - è stata annunciata decine di volte in questi mesi di governo, e i contenuti di fondo dell'ipotesi di riforma sono ben scritti nel nostro programma".

Il ministro ritiene dunque che il premier Berlusconi abbia "ribadito esattamente ciò che ha sempre detto in campagna elettorale, e cioé che non considererà compiuta la sua missione in politica se non avrà riformato la giustizia rendendo realmente giusto il processo, ponendo in condizioni di effettiva parità l'accusa e la difesa nel processo, senza che ciò significhi porre il pm alle dipendenze dell'esecutivo (come abbiamo ribadito in tutte le lingue mille volte)".

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