Il Tesoro americano starebbe tentando di spingere il colosso dell’auto General Motors verso una rapida e «chirurgica» bancarotta.
È quanto emerge da un articolo apparso sul New York Times. I membri della task force per il settore automobilistico sono tuttora in contatto con il management della casa di Detroit e con i consulenti del gruppo. Si tratta di una fase preparatoria al processo di amministrazione controllata nel caso in cui, entro il primo giugno, l’azienda non fosse ancora riuscita a raggiungere un accordo con gli obbligazionisti e i sindacati dei lavoratori.
Lo schema sarebbe simile a quello sperimentato in Italia con Alitalia. Anche se si presenterebbe consistente, nel caso di Gm, lo sforzo pubblico nella nuova società, con un finanziamento statale tra i 5 e i 7 miliardi di dollari. Le attività a rischio e meno appetibili resterebbero all’interno della vecchia compagnia, che sarebbe liquidata nel corso di qualche anno.
Gli esperti del Tesoro stanno esaminando la possibilità per la «buona Gm» di entrare e uscire dalla bancarotta protetta nell’arco di due settimane. Il resto di Gm potrebbe invece aver bisogno di 70 miliardi di risorse governative per liquidare le fabbriche e chiudere parte del contenzioso. Al momento il gruppo è in trattative con i detentori di bond societari per la conversione di debito in azioni, un’operazione dal valore complessivo pari a 28 miliardi di dollari.
Gli obbligazionisti di Gm, però, sarebbero contro un’eventuale bancarotta e starebbero mettendo a punto le loro argomentazioni legali contro il ricorso al Chapter 11, come riportava ieri il Wall Street Journal, sottolineando che i creditori sarebbero preoccupati del fatto che l’iniziativa li costringa ad accettare perdite consistenti sui loro investimenti. «Il comitato dei creditori di Gm - prosegue il quotidiano - avrebbe manifestato le propria contrarietà e le sue preoccupazioni alla task force designata dall’amministrazione Obama per supervisionare la ristrutturazione di Detroit». Tutti timori che ieri hanno depresso il titolo.
Un’eventuale insolvenza di General Motors, intanto, non costituirebbe pericolo per la controllata tedesca Opel, ha ribadito un portavoce del gruppo automobilistico europeo alla agenzia di stampa Dpa.
L’impresa, ha sostenuto, «nel contesto delle misure prese fino a ora e dello sviluppo del mercato», nel caso di un’insolvenza di Gm, non teme effetti in Europa. Opel-Vauxhall risulterà, al contrario, «in questo momento difficile dal punto di vista economico, una parte significativa e indipendente della forte rete globale di Gm», ha aggiunto il portavoce.
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