Gori molla Magnolia, Mister Tv farà politica con Renzi

Dall’Isola dei famosi a Palazzo Chigi. Detta così pare fantascienza, però con uno come Giorgio Gori, partito da Bergamo e arrivato ai vertici di Mediaset e della De Agostini, la fantasia può volare. Intanto, ieri, l’inventore del reality condotto da Simona Ventura, si è dimesso da tutte le sue cariche operative: così può avere mani e tempo libero per dedicarsi all’avventura del wiki Pd, il partito post Bersani, accanto a Matteo Renzi. Dunque, non sarà più presidente di Magnolia (la società da lui fondata e poi venduta a De Agostini), né Ceo di Zodiak South Europe e America Latina, l’azienda internazionale di produzione televisiva a sua volta controllata dal gruppo di Novara. Rimane però nel board di Zodiak come consigliere e azionista della società. Lui esplicitamente non motiva le dimissioni, ma le parole sono abbastanza chiare: «Cosa farò? Non un altro business, di questo sono abbastanza sicuro. La situazione che stiamo vivendo fa sì che non sia più tempo, a mio avviso, per chi può farlo, di perseguire solo i propri privati interessi».
Con quel suo sorrisino sornione incorniciato in una faccia (apparentemente) d’angelo, gli occhi azzurri ghiaccio, ha sorpreso tutti quando si è presentato lo scorso weekend alla Leopolda a Firenze per dire «Io ci sono». Per uno abituato a manovrare dietro le quinte, a stare in regia, a non mostrare mai un sentimento né un’emozione, a passare impassibile sopra gli scandali, a fare lo slalom tra le pastoie politiche della Rai per portare a casa contratti milionari (ma ha sempre preferito la più fighetta La7), deve essere stato uno sforzo pazzesco manifestare una passione. Una decisione la sua, quella di appoggiare le cento proposte di Matteo Renzi, che lascia spiazzato chi lo ha visto muoversi come un furetto in questi dieci anni da produttore televisivo, tutto concentrato sullo sviluppo della sua casa di produzione, sul «colpaccio d’oro» dell’Isola dei famosi che ha portato la Magnolia a entrare nella De Agostini e a fare di lui un uomo ricco. Insomma, cosa spinge una persona che ha tutto: soldi, famiglia (è sposato con Cristina Parodi con cui ha tre figli), posizione manageriale altissima, a cambiare? Lo scrive lui con misurate parole nella lettera di commiato ai colleghi: «Ho maturato questa decisione negli ultimi mesi, e potete immaginare non senza difficoltà, ma sono sicuro che sia la cosa giusta da fare. Quelli che di voi mi conoscono meglio sanno che ogni dieci anni, più o meno, dentro di me si manifesta con forza il bisogno di affrontare nuovi percorsi, di mettere in discussione l’acquisito. È successo così anche quando decisi di lasciare Mediaset. Da lì nacque Magnolia».

Ma cosa farà precisamente Gori? C’è chi lo indica come lo spin doctor di Renzi (ma l’uomo è più ambizioso), chi lo immagina in un ruolo politico da protagonista in caso di luminosa vittoria del wiki Pd, chi già lo vede come direttore generale della Rai (da privatizzare, secondo la sua proposta di cambiare la Tv italiana, «visto che da dentro non ci sono riuscito»). Di certo, non si muoverà più nell’ombra.

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