Flussi irregolari, missione a Tunisi e dossier libico: la strategia di Pientedosi sui migranti

Matteo Piantedosi negli Stati Uniti fa il punto sulla situazione migranti in Italia e in Europa e non e apre a una intensificazione nella cooperazione

Flussi irregolari, missione a Tunisi e dossier libico: la strategia di Pientedosi sui migranti
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In visita ufficiale negli Stati Uniti, Matteo Piantedosi ha illustrato le strategie del governo Meloni per combattere l'immigrazione illegale e le sue conseguenze. Da un lato, l'esecutivo vuole portare avanti il contrasto ai flussi irregolari attraverso la cooperazione di polizia che mira alla prevenzione delle partenze, alla salvaguardia della vita umana e all'aumento del tasso dei rimpatri. E in quest'ottica vanno letti gli scambi con la Tunisia, diventato il principale hub delle partenze. Dall'altro, il governo mira al potenziamento dei canali legali di ingresso e al rilancio della cooperazione per lo sviluppo a beneficio delle comunità locali, per incidere sulle cause profonde della migrazione garantendo anche il "diritto a non migrare".

In ambito europeo, gli obiettivi sono quelli di rafforzare la partnership tra l'Ue e i Paesi africani di origine e di transito, per un piano finalizzato alla "gestione ordinata dei flussi". Con particolare riferimento alla Tunisia, il ministro dell'Interno ha evidenziato il costante dialogo con l'omologo tunisino, intensificato negli ultimi mesi, "che ha consentito il rilancio della cooperazione nel contrasto ai trafficanti e all'immigrazione illegale, grazie anche al supporto di un tavolo tecnico dedicato alla gestione del fenomeno migratorio, che sta concretamente lavorando per fronteggiare le sfide comuni e per sviluppare iniziative sul campo". Quindi, ha aggiunto: "Non è escluso che mi reincontrerò con il mio omologo tunisino entro il mese di luglio". La Tunisia in questi giorni è al centro della polemica internazionale ma il ministro italiano sottolinea che "la Tunisia sta facendo moltissimo e lo sta facendo con sostanziale rispetto in condizioni certo di contesto molto difficile, lo sta facendo rispettando le esigenze di questi cittadini".

I tavoli negoziali con la Libia in questo momento sono più difficili ma Piantedosi e il governo non escludono in un futuro di estendere le strategie finora portate avanti in Tunisia anche in Libia, dove la situazione politica è ben più complessa. Per questo Paese, oltre alla "consolidata cooperazione su più livelli", Piantedosi ha ricordato il rinnovato slancio strategico che ha portato alla recente sottoscrizione di una dichiarazione d'intenti sul rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza e immigrazione. Quindi, il ministro ha aggiunto: "Si tratta di intercettare i migranti lungo le rotte di transito, per offrire opportunità differenti in base a caratteristiche che sono in qualche modo diversificate: è un tema importante, perché consente di evitare il transito via mare e tutti i problemi associati ad un sistema di sbarchi che causa difficoltà agli Stati che devono gestirli, oltre a mettere in pericolo le persone che si sottopongono a queste pericolose traversate". E ha spiegato che "ogni opportunità di intensificazione" nella collaborazione e nella condivisione di informazioni con gli Stati Uniti sarà "ben accetta".

Matteo Piantedosi ha lanciato la proposta di sercare di intercettare i migranti lungo le rotte di transito, evitando i pericoli della traversata via mare, per offrire loro opportunità differenti in base ai loro requisiti. Un obiettivo che si rifà al modello americano per gestire i flussi dall'America Latina e centrale: "È una prospettiva, è un progetto molto ambizioso, ma come tutti i progetti ambiziosi se non parte non vedrà mai la luce". Quindi, il ministro ha spiegato, che "in Costa d'Avorio ad esempio abbiamo sostenuto con un progetto l'istituzione di posti di polizia di controllo alla frontiera".

Tuttavia, "l'idea sarebbe poter condividere con questi Paesi che si trovano lungo le rotte, insieme ad organizzazioni internazionali con matrice umanitaria come Oim e Unhcr, dei luoghi dove incontrare i migranti e fare lì sul posto lo screening delle persone che possono avere diritto alla protezione internazionale verso i paesi di destinazione come l'Italia e l'Europa o viceversa proporre loro soluzioni diverse, come i progetti di

rimpatrio assistito". In tal senso, il titolare del Viminale ha concluso che "c'è già una pre-discussione con Oim e Unhcr, che possono svolgere questo tipo di attività in collaborazione con quei paesi".

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