Le "corse" di Meloni su patto e manovra. I timori sulla Camera al lavoro dopo Natale: "Niente scivoloni"

Il Consiglio Ue può slittare fino a sabato mattina Ieri riunione con i capigruppo (senza Fontana) per blindare la manovra Natale in Libano

Le "corse" di Meloni su patto e manovra. I timori sulla Camera al lavoro dopo Natale: "Niente scivoloni"
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La doppia corsa contro il tempo di Giorgia Meloni inizia a Bruxelles questa sera e finirà a Roma a una manciata di ore dal Capodanno. La prima è quella sulla riforma del Patto di stabilità e sulla revisione del bilancio pluriennale dell’Ue, con le due poste che l’Italia considera prioritarie (politiche migratorie e fondo Step per le imprese) destinate a ridursi di molto. La seconda, decisamente meno incerta, riguarda il via libera alla legge di Bilancio, questione non di merito quanto di tenuta della maggioranza. Neanche troppo sullo sfondo, la pesante presa di posizione contro Mario Draghi, finito nel toto-nomine come possibile successore di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Un affondo, quello di Meloni, che non avrà alcuna ripercussione interna, ma che rischia di affaticare ulteriormente la trattativa in corso a Bruxelles su Patto e bilancio. In Europa, infatti, l’ex presidente della Bce gode di una reputazione che - piaccia o no - non ha nessun altro italiano. E presentarsi alla vigilia di un Consiglio Ue tanto importante ironizzando «sul grande gesto da statista» di Draghi per «la foto in treno verso Kiev con Macron e Scholz» quando «la politica estera non è farsi fotografare con Francia e Germania» e poi «non portare a casa niente» non è certo il miglior viatico. Questo dice Meloni alla Camera, salvo poi spiegare che il suo «non era un attacco a Draghi ma al Pd». Una precisazione che a Bruxelles non fa granché breccia, come pure a Berlino e Parigi.
Dove - spiegano fonti diplomatiche tedesche e francesi - ha lasciato perplessi il passaggio sulla politica Ue che «non si fa a tre» (Germania, Francia e Italia) ma «a 27».
Ma andiamo con ordine.

La premier è attesa questa sera a Bruxelles, dove parteciperà a un vertice sui Balcani occidentali. Da domani, invece, via all’ultimo Consiglio Ue del 2023, che - a parte una visita in Libano il 23 dicembre per gli auguri di Natale al contingente italiano - dovrebbe coincidere con l’ultima trasferta estera dell’anno. Un summit, quello di Bruxelles, che si annuncia complesso, tanto che da giorni von der Leyen ha allertato staffe Direzione generale della traduzione su un possibile slittamento dei lavori.
Da ieri, anche la diplomazia italiana di Bruxelles ha fatto sapere a Palazzo Chigi che il rischio di un prolungamento del Consiglio Ue alla mattina di sabato è concreto. Non una buona notizia. Non solo perché certifica uno stallo nelle trattative ma pure perché proprio sabato mattina è atteso alla festa di Atreju a Roma Elon Musk, padre di Tesla e SpaceX, nonché proprietario di X (Twitter).

Non si corre solo a Bruxelles, ma anche a Roma. Dove il problema sono i tempi della manovra, uniti all’insofferenza dei deputati (di maggioranza) ridotti a ratificare decisioni prese al Senato. Basta incrociarli alla buvette e si lamentano tutti del fatto che Montecitorio sarà costretta ad «andare avanti fino al 30 dicembre solo per spingere bottoni». È la ragione per cui Meloni - sollecitata da Forza Italia - ieri ha incontrato i capigruppo di maggioranza per serrare le fila («non voglio incidenti»).


Ci sarebbe dovuto essere anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Che, per evitare polemiche con le opposizioni, ha fatto sapere che la sua presenza - data per certa dai suoi uffici fino alle dieci di ieri mattina non era mai stata in agenda.

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