
Arriveranno in Albania non prima di 24 ore i 40 clandestini su cui pende un decreto di espulsione. Lo slittamento era nell’aria già da ieri sera, quando al Giornale fonti del Viminale hanno smentito la tempistica annunciata da fonti portuali albanesi sull’arrivo di due navi militari nella giornata di oggi, fissato invece per domani verso le 15 per il primo natante con a bordo 15 migranti e alle 19 per la seconda imbarcazione, con altri 25 migranti.
I clandestini saranno reclusi nel Cpr allestito dentro il campo di Gjader, dentro l’hotspot dedicato originariamente alla valutazione delle domande d’asilo dei migranti maschi, maggiorenni e in buona salute salvati nel Mediterraneo da navi militari e provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri, un protocollo vanificato dalle decisioni di Corti d’Appello e sezioni Immigrazione in base a una interpretazione di una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 4 ottobre scorso.
Sulla possibilità di convertire l’Albania da hotspot a return hub extra Ue, che secondo alcuni esperti presenta «varie illegittimità sia per la direttiva europea che per la legge italiana» è in corso una discussione tra giuristi, Parlamento e Ong all’indomani del decreto del governo che ha ampliato la destinazione d’uso dei centri in Albania.
Secondo Filippo Miraglia, coordinatore del Tavolo asilo e immigrazione (organizzazione che oggi dovrebbe andare in Albania) «l’Italia non può organizzare un viaggio di rimpatrio da un altro Paese. Non è previsto dal protocollo e dalla legislazione ma sarà obbligato a riportare le persone in Italia se vuole rimpatriarle, perché non c’è alcuna copertura legislativa che lo consenta», ha detto il rappresentate del Tai nei giorni scorsi davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera.
Il decreto deve essere convertito in legge dal Parlamento, ma l’iter è fortemente osteggiato da chi si occupa di immigrazione e diritto d’asilo. Secondo Francesco Ferri, immigration advisor di Action Aid Italia, il Cpr in Albania costerà più di quelli in Italia e «renderà ancora più difficile l’accesso alla giustizia, la tutela della dignità umana e la trasparenza delle pratiche amministrative».
Intanto il calo degli sbarchi rispetto all’anno scorso registra ancora dati significativi. Secondo il report della Polizia, che oggi festeggia il 173mo anno dalla sua fondazione, nel 2024 sono giunti in Italia, attraverso le varie rotte del Mediterraneo, 66.617 irregolari a seguito di 1.742 eventi di sbarco, il 57,74% in meno rispetto al 2023 quando erano stati 157.651. Si è assistito a un significativo calo del flusso proveniente dalla Tunisia (-80,08% con 19.460 migranti sbarcati), dalla Turchia (-51,14% con 3.495 migranti sbarcati) e dalla Libia (-18,67%, con 42.279 migranti sbarcati). Le regioni principalmente interessate sono state la Sicilia con 53.231 sbarcati e la Calabria con 3.780; le altre regioni oggetto di sbarchi di migranti sono state la Sardegna (1.571), la Toscana (1.419), la Liguria (1.335), l’Emilia-Romagna (1.284) la Puglia (1.150), la Campania (857), il Lazio (830), le Marche (716) e l’Abruzzo (444).
Al 10 aprile siamo a 11.438 clandestini sbarcati sul suolo italiano, contro i 16.
090 del 2024 e i 31.128 del 2023, con un calo di circa il 30% rispetto all’anno scorso e del 60% rispetto a due anni fa, segno che gli accordi bilaterali con i Paesi del Mediterrano e la stretta sui mercanti di uomini sta pagando.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.