"Lavoro fondamentale per la rieducazione dei detenuti". Il viceministro Bellucci in visita a Rebibbia

Il viceministro Maria Teresa Bellucci ha visitato il carcere di Rebibbia per verificare personalmente i percorsi di formazione lavorativa

"Lavoro fondamentale per la rieducazione dei detenuti". Il viceministro Bellucci in visita a Rebibbia

Quest'oggi, il viceministro del Lavoro e delle politiche sociali, nonché deputato Fdi, Maria Teresa Bellucci è stata in visita presso il carcere di Rebibbia a Roma, dove ha fatto visita al reparto G8, ossia quello nel quale sono reclusi i detenuti chiamati a lunghi sconti di pena. Questi individui, come ha spiegato l'esponente del governo Meloni, sono impegnati percorsi socio-lavorativi e la sua visita presso la struttura detentiva "deriva dalla volontà di toccare con mano i luoghi dove si può concretizzare appieno il profilo rieducativo della pena".

Questi percorsi, come ha sottolineato Bellucci, hanno "un alto valore ai fini della prospettiva di un efficace reinserimento. Imparare una professione significa investire in un percorso di crescita personale e poter ambire a una svolta di vita capace di archiviare il passato criminale". La professionalizzazione è centrale in questo percorso di rieducazione, che mette le sue radici nel regime detentivo ma, al tempo stesso, tenta la strada del reinserimento dell'individuo, preparandolo ad affrontare il mondo secondo i principi di legalità una volta che avrà scontato la sua pena.

Nel reparto visitato dal viceministro, come da lei stessa sottolineato, sono organizzati laboratori di falegnameria, pasticceria e giornalismo. Ma non solo perché qui operano anche cooperative che sono impegnate nella gestione dei call center, dove vengono coinvolti gli stessi detenuti. "La centralità data alla formazione delle persone detenute si poggia su una reale esigenza già da tempo manifestata: quella di eliminare la distanza tra carcere e mondo libero", spiega Bellucci, che ci tiene a mettere in evidenza l'impegno che viene profuso da tutti gli operatori che, a ogni livello, sono coinvolti nei progetti formativi per i detenuti.

Il viceministro sottolinea che grazie a questi percorsi, "il benessere che si crea va a beneficio di tutti i protagonisti della sperimentazione e quindi di tutto l’ambiente carcerario". Non è semplice, è un lavoro complesso che è stato ulteriormente reso difficile dall'emergenza Covid, ma quanto ottenuto in passato "ha dimostrato quanto siano fondamentali gli strumenti di umanizzazione della pena contro l’aumento dei suicidi e per il rispetto dei diritti fondamentali della persona e della qualità della vita".

Nel ringraziare la direttrice del penitenziario di Rebibbia, Rosella Santoro, e il comandante della casa circondariale "Rebibbia Nuovo Complesso", Claudio Ronci, il viceministro ha rivolto il suo saluto e ringraziamento anche a tutti i volontari e gli operatori delle tante associazioni del terzo settore impegnate all'interno del penitenziario.

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