"Io non sento affatto la dimensione dell'assedio. È il racconto che si fa di me. So che ci sono nemici disposti a fare qualunque cosa pur di buttarmi giù. Ma non mi spaventano. Come ho detto all'inizio del mio mandato, non sono ricattabile”. Sono le parole del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rilasciate al celebre conduttore di Rai1, Bruno Vespa, che le ha riportate nella sua ultima fatica letteraria, “Il rancore e la speranza”, in uscita l’8 novembre per Mondadori e Rai Libri.
Anche in questa occasione, Giorgia Meloni ci tiene a dare l’immagine di un capo di governo e, forse ancor di più di una donna, che non ha timore delle sfide che la attendono e di chi si diverte a “gufare” sulle sorti dell’esecutivo o si arroga il diritto di colpirla sul piano personale, sfruttando la sua sfera privata. Nel libro di Vespa, Meloni fa anche un riferimento a come le azioni e le decisioni che il governo ha assunto in questo primo anno di legislatura possano non essere gradite da un certo establishment che, per anni, avrebbe dettato l’agenda da seguire alla politica senza godere di nessuna legittimazione popolare: “Capisco che per alcuni gruppi di potere che hanno controllato a lungo l'Italia questo sia un problema" .
Stando alle prime anticipazioni de “Il rancore e la speranza”, il presidente del Consiglio si è anche soffermato sui rapporti interni alla coalizione di governo, smentendo chi, in questi giorni, ha parlato di aria di crisi e della venuta imminente di un governo di tecnici: "Mi stupisce la totale invenzione di liti con i miei alleati di governo. Ho letto dei miei virgolettati in cui insulto Salvini che non solo non sono stati mai pronunciati, ma nemmeno pensati. Quando leggo pezzi di rassegna stampa con Matteo e con Antonio Tajani, restiamo basiti. Capisco che alcuni giornali vogliono mandarci a casa: legittimo, ci mancherebbe. Quello che non è accettabile ed è estraneo a qualunque deontologia è mettere tra virgolette cose mai dette né pensate".
Il saggio di Bruno Vespa si apre con il ricordo di quanto accaduto circa un mese fa: il massacro di bambini israeliani nei kibbutz per mano dei terroristi di Hamas. Il premier si è espresso sull’episodio, condannando senza esitazioni l’attacco: “Con l'attentato del 7 ottobre, Hamas ha voluto disumanizzare il nemico. Se decapiti i bambini, vuoi costringere Israele a una rappresaglia così dura da provocare la rivolta delle masse arabe”. Il libro si occupa di ripercorrere 75 anni di conflitto israelo-palestinese e di ricordare le tante occasioni perdute per conquistare la pace tra i due popoli.
Oltre alla parentesi dello scontro tra Palestina e Israele, il presidente della terza Camera, come viene definita Porta a Porta ormai da anni, svolge un excursus di ottant’anni di storia italiana segnati da odio e rancore, dato che le
ferite del dopoguerra non si sono mai cicatrizzate. La parte di attualità si apre con un capitolo dedicato a Silvio Berlusconi e poi prosegue con le conversazioni tra tutti i leader politici e l'autore.
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