L'assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms è "un segnale plurimo". A dirlo è il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in un'intervista rilasciata al quotidiano il Messaggero. "Il primo, che abbiamo la stragrande maggioranza di magistrati preparati e coraggiosi, che applicano la legge prescindendo dalle loro idee politiche. Il secondo, che questo processo, fondato sul nulla, non si sarebbe nemmeno dovuto iniziare", prosegue il Guardasigilli, sottolineando che, in ogni caso, si sarebbe dovuto coinvolgere anche il presidente del Consiglio di quel governo, ossia Giuseppe Conte, "come concorrente in base all’art 40 2 comma del codice penale".
Inoltre, ha aggiunto Nordio, "in due casi identici, quello della Diciotti e della Gregoretti, erano state infatti adottate soluzioni opposte, sia a livello politico, negando l’autorizzazione a procedere, sia a livello giudiziario, con l’archiviazione". Infine, ha concluso Nordio, proprio prendendo spunto dal caso di Salvini, "bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni, perdendo la salute, i risparmi, e magari il posto di lavoro, perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata e, in questo caso, incomprensibilmente limitata a un ministro solo".
Il processo Open Arms, spiega il ministro Nordio, potrebbe rappresentare uno spartiacque nel mondo giudiziario o, meglio nell'evoluzione dello stesso dopo Tangentopoli. "Come la magistratura dev’essere indipendente dalla politica, così quest’ultima deve esserlo dalla magistratura. Se, paradossalmente, Salvini fosse stato condannato, nulla sarebbe cambiato, perché chi è eletto dal popolo dipende dalla volontà di quest’ultimo, e può essere rimosso solo dopo una sentenza definitiva", ha spiegato ancora il Guardasigilli. La separazione delle carriere, ha continuato il ministro, "è un principio che adottano tutti i paesi del mondo, garantisce la terzietà del giudizio" e ormai i temi sono maturi per raggiungere il risultato. "Entro l'estate dovremmo avere la doppia lettura, alla Camera e al Senato. A Montecitorio il primo sì tra gennaio e febbraio, poi si va a Palazzo Madama. Tre mesi per legge di pausa, poi la seconda lettura che dovrebbe essere de plano", ha aggiunto. Per quanto riguarda l'approvazione, il ministro ha spiegato che difficilmente ci saranno i 2/3 del parlamento per l'approvazione, il che significa che si profila un referendum. Che è quello che il ministro attualmente auspica: "Saranno i cittadini a decidere".
Nel corso dell'intervista, il ministro ha affrontato anche il tema delle riforme in generale, soffermandosi sull'Autonomia e spiegando che, a seguito dell'intervento della Costituzionale, "è necessario un nuovo intervento legislativo e poi si vedrà se ci sarà bisogno di Referendum oppure no". Quindi, sull'uso del Trojan, il ministro è stato categorico: "Non si tocca la normativa su antimafia e antiterrorismo, basta con le stupidaggini che facciamo regali alla mafia". Questo, ha sottolineato, "è uno strumento invasivo di molte vite, non solo delle persone sottoposte ad indagine ma anche a quelle loro vicine. E poi è uno strumento che, per le grandi organizzazioni criminali, è superato: ormai usano piattaforme numerose e frammentate".
In elezione ai centri in Albania, la scelta di affidare il giudizio sui rimpatri alle Corti d'Appello, ha proseguito Nordio, nasce dal fatto che questo è più in linea "con lo status libertatis delle persone straniere, vedi ad esempio il caso delle estradizioni.
Poi ci aspettiamo che i rilievi vengano superati dal Consiglio europeo, che oltre ad aver aderito alla strategia italiana di costruire strutture all'estero, deciderà se anticipare il Patto migratorio dal 2026 al 2025".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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