Più soldi in busta paga, taglio delle tasse, incentivi per chi assume giovani e maggiore occupazione. Sono queste le direzioni principali verso cui si muovono i provvedimenti che hanno ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri, che si è riunito proprio l'1 maggio per dare un segnale agli italiani. Il Cdm che si è svolto durante la Festa dei lavoratori non è solo un gesto simbolico: si tratta di una prova concreta e reale, visto che le risorse dedicate al lavoro andranno a beneficio - in particolar modo - dei redditi più bassi.
Esulta Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture: "Dalla sinistra e dai sindacati del NO le solite polemiche e i soliti cortei (con fantocci, insulti e bandiere bruciate), dalla Lega e dal centrodestra al governo taglio di tasse e aumento degli stipendi per milioni di lavoratrici e lavoratori". Fonti della Lega fanno trapelare "grande soddisfazione". Per Marina Calderone, ministro del Lavoro, il decreto "delinea un percorso che deve consentirci di accompagnare chi ha bisogno e voglia di lavorare".
Gli aumenti in busta paga
Il taglio dei contributi previdenziali può arrivare fino al 7%, traducendosi in aumenti dagli 80 ai 100 euro mensili in busta paga fino a dicembre. Nella bozza si legge che per i periodi di paga dall'1 luglio 2023 al 30 novembre 2023 la misura dell'esonero stabilita dal primo periodo in due punti percentuali è elevata a sei punti percentuali, "fermi restando l'ulteriore incremento di un punto percentuale dell'esonero disciplinato dal medesimo primo periodo e quanto previsto dal secondo periodo". In sostanza dovrebbe essere elevata a 6 punti percentuali per i redditi fino a 35mila euro e a 7 punti per i redditi fino a 25mila euro.
"Si deve tenere in considerazione che nel giro pochi mesi si interviene con una misura a sostegno delle famiglie e il governo era già intervenuto in manovra. Intervenire vuol dire che è necessario dare sostegno alle famiglie, tutto ciò che si fa a vantaggio lavoratori", ha dichiarato il ministro Calderone.
L'assegno di inclusione
Dal primo gennaio 2024 scatterà l'Assegno di inclusione, la misura nazionale che si pone l'obiettivo di contrastare la poverà e favorire percorsi di inserimento sociale e di politica attiva del lavoro. Per il prossimo anno è prevista una spesa complessiva di 5.472,7 milioni di euro, che salirà a 5.695,0 milioni per il 2025 fino ad arrivare a 6.434,1 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2033.
In tal modo l'Assegno di inclusione andrà a sostituire il reddito di cittadinanza. È riconosciuto a garanzia delle necessità di inclusione dei componenti di nuclei familiari con disabilità, minorenni o con almeno 60 anni di età. I requisiti sono un Isee non superiore a 9.360 euro e un valore del reddito familiare inferiore a una soglia di 6mila euro annui.
Gli incentivi per le assunzioni
Nel testo è contenuta anche una misura per sostenere l'occupazione giovanile a favore dei Neet, ovvero i ragazzi fino a 29 anni di età che non risultano essere né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. L'incentivo consiste nel 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per le nuove assunzioni, effettuate a decorrere dall'1 giugno e fino al termine del 2023.
Sale il tetto dei fringe benefit
Sale a 3mila euro il tetto dei fringe benefit detassati per quanto riguarda i lavoratori dipendenti con figli a carico. Limitatamente al periodo d'imposta 2023, non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico e le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di 3mila euro.
Landini frigna ancora
Da una parte il governo interviene a sostegno degli italiani, dall'altra la sinistra è impegnata tra concerti e sfilate di piazza.
A criticare l'operato dell'esecutivo di centrodestra è stato Maurizio Landini, che ha annunciato di essere pronto a continuare la mobilitazione "fino a quando non avremo ottenuto i risultati di cui abbiamo bisogno" perché "stanno mettendo delle toppe, non c'è strategia". Per il segretario della Cgil è stato "non troppo rispettoso" svolgere il Consiglio dei ministri il primo maggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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