Giorgia Meloni è intervenuta nella giornata di oggi al convegno Federmanager con un videomessaggio nel quale ha ribadito i capisaldi della sua politica e la visione che ha per l'Italia in una progettazione nel medio-lungo periodo. Questa visione ha le sue radici in un concetto ben diverso rispetto a quello che per anni hanno promosso il M5s e la sinistra : "La competenza e il merito, due valori aggiunti per la nostra nazione. Sembra un'ovvietà ribadirlo però non è sempre stato così finora. Per anni ci è stato detto il contrario e cioè che 'uno valeva uno', che la competenza non serviva a nulla, messaggi devastanti di cui purtroppo ancora oggi paghiamo le conseguenze".
L'unico strumento valido per l'ascensore sociale, ha ribadito Meloni, è proprio il merito: il compito dello Stato è quello di garantire pari possibilità per tutti al punto di partenza, quel che succede dopo dev'essere solo frutto del lavoro del singolo. È in capo a ogni cittadino la responsabilità di "dimostrare quanto valga, spetta cioè a ognuno di noi decidere quale sia il nostro punto di arrivo". Questa è la "rivoluzione del merito, un cambiamento del quale abbiamo gettato le basi in questo primo anno di governo, che sarà la nostra bussola a partire dalla scuola, dall'investimento nelle competenze".
Il piano del governo Meloni per il futuro conta molto sul "capitale umano", che viene considerato dal premier come "il patrimonio più prezioso del quale disponiamo, quello che ci permette di essere competitivi a livello internazionale, che fa del Made in Italy un'eccellenza tutta italiana". Questo concetto muove gran parte delle opere dell'esecutivo, che ha deciso di puntare sulla valorizzazione delle competenze e delle attitudini, investendo "nelle politiche attive del lavoro, che siano mirate e in una formazione che sia al passo coi tempi e adeguata alle esigenze del mercato del lavoro".
Ma il capitale umano deve trovare terreno fertile in quello industriale: è una catena in cui i diversi pezzi devono incastrarsi gli uni con gli altri per funzionare adeguatamente. Quindi è necessario intervenire anche da quel lato, come ha spiegato Meloni, affinché il Paese torni a correre come ha dimostrato di sapere e potere fare. "Crediamo che sia necessario garantire il più possibile pari condizioni con le imprese straniere, con i sistemi più produttivi delle altre nazioni, europee e non", ha aggiunto il premier. Questo obiettivo si raggiunge, per esempio, con "stesse regole e stesse tutele relative al mondo del lavoro, sistemi fiscali allineati, medesime regole produttive con riferimento, per esempio, all'ambiente. Perchè il dumping salariale, fiscale, ambientale erige un muro che si chiama concorrenza sleale".
Questo è un limite importante alla competitività, altro cardine dell'azione di governo, intesa come "costruire un'Italia che possa giocarsela ad armi pari con le altre grandi nazioni del mondo. Un concetto che vale in tutti gli ambiti, a maggior ragione vale per le nostre imprese". Questo è l'obiettivo che si è posto il governo Meloni per la sua legislatura, lavorando fin dall'insediamento "per superare le rigidità del nostro sistema, per liberare le energie positive dell'Italia. Lo stiamo facendo costruendo intanto un fisco più amico con una burocrazia alleata di chi crea ricchezza e occupazione, investendo in infrastrutture, ricerca e innovazione".
Sono numerosi i livelli a cui il governo vuole lavorare e uno di questi non può che essere la riduzione del divario tra Nord e Sud da un punto di vista "economico, sociale e infrastrutturale".
Per iniziare a lavorare in questa direzione, ha spiegato il premier, è stato stanziato un primo finanziamento da 1.8 miliardi di euro "per il credito d'imposta alle imprese che investono nella Nuova zona economica speciale unica, una grande opportunità perchè più cresce il Sud più diventa competitiva l'Italia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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