"Penso che sia il solito tentativo di esternalizzare le frontiere senza curarsi del rispetto dei principi di democrazia e senza curarsi del rispetto dei diritti fondamentali delle persone". Elly Schlein, in quanto leader del principale partito d'opposizione, ovviamente, non poteva far altro che bocciare senza appello il memorandum di intesa stipulato tra Ue e Tunisia. "Non condividiamo un approccio che tende, in ottica securitaria a focalizzarsi solo sull'aspetto di frenare i flussi migratori quando, però, al contempo sappiamo quali sono gli sconvolgimenti che la Tunisia sta vivendo dal punto di vista del rispetto della democrazia, ma anche economico e sociale", aggiunge la segretaria del Pd riferendosi agli accordi stipulati in passato con la Turchia e con la Libia.
La Schlein, però, sembra avere la memoria corta e, forse, non ricorda che il governo giallorosso, presieduto da Giuseppe Conte e sostenuto dal Pd, aveva già avviato delle relazioni proprio con Tunisi. "La Schlein dimentica che la Lamorgese, assieme a Di Maio, nel 2020 ha stretto la mano a Saied, versando nelle casse tunisine 11 milioni di euro, senza però riuscire a sottoscrivere nessun accordo strutturale sull'immigrazione", dice al Giornale la deputata di Fdi, Sara Kelany, che conclude: "Dunque, non capisco oggi cosa abbia da criticare, siamo riusciti in quello che le sinistre hanno tentato e fallito. Un'ipocrisia senza fine". E, in effetti, il 17 agosto 2020 l'allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, insieme al titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, fu protagonista di una missione diplomatica a cui presero parte anche i Commissari europei agli Affari Interni, Ylva Johansson, e per l'Allargamento e il Vicinato, Olivér Varhelyi.
La delegazione italiana, dopo aver incontrato il presidente della Repubblica Kais Saied e le altre autorità tunisine, decise di finanziare con 11 milioni di euro (appena un decimo della cifra che prevede l'accordo siglato tre giorni fa) il controllo delle frontiere marittime da parte delle forze dell'ordine di Tunisi. Le risorse servivano per la manutenzione delle motovedette, per l'addestramento delle forze di sicurezza e per un sistema informativo che favorisse il blocco delle imbarcazioni degli scafisti già in acque tunisine. Un simile accordo, forse, andava bene perché a stringerlo era stato un governo presieduto da Conte, ossia da colui che la Schlein vorrebbe come suo principale alleato. L'accordo odierno, invece, stipulato alla presenza della presidente della commissione europea, Ursula von Der Leyen, è malvisto agli occhi della Schlein.
Una contraddizione che viene messa in luce anche dal deputato meloniano Francesco Filini che, in una nota, critica i dem: "Ormai sono disposti a tutto pur di non riconoscere i risultati che sta portando a casa questo Governo, anche ad andare esplicitamente contro la Ue: è innegabile che ormai è Elly Schlein la vera antieuropeista".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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