La versione di Giorgia

E insomma, presidente, ora che rappresenta il trenta per cento degli italiani, dica una cosa di centro. Moderata. Lei lo fa così

La versione di Giorgia

E insomma, presidente, ora che rappresenta il trenta per cento degli italiani, dica una cosa di centro. Moderata. Lei lo fa così. Intanto sega Pozzolo, il deputato con la pistola. «Il suo comportamento è stato irresponsabile. Ho chiesto che venga deferito alla commissione dei probiviri di FdI, indipendentemente dagli accertamenti delle autorità competenti, e in attesa del giudizio, sarà sospeso dal partito». Quindi avvisa i suoi: basta teste calde, sarò «rigida» con chi sgarra, adesso siamo al governo ragazzi. «Nella classe dirigente di Fratelli d'Italia c'è sempre qualcuno che non ti aspettavi e fa errori o cose sbagliate. Non sono più disposta a questa vita se le persone intorno a me non sentono la responsabilità che abbiamo». Poi difende la sorella. «Le accuse di familismo mi hanno stufato, lavora in FdI da trent'anni». Assolve Salvini. «Non commento teoremi. Non è chiamato in causa sull'Anas, quindi non deve riferire in Aula». Tiene Draghi in sospeso. «Candidato autorevole per la Ue, ma il totonomi è prematuro». E cerca di recuperare un buon rapporto con il Colle. «Ascolteremo le osservazioni del capo dello Stato sul ddl concorrenza. Quanto alla riforma, non si toccano i poteri del presidente, che rimane un'istituzione massima di garanzia».

Anche i premier la fanno Tre ore seduta, 45 domande. Alla fine Giorgia scoppia. «Regà, sto a morì». Due minuti e si alza. «Non resisto, devo andare al bagno», scappa, e nel frattempo ha già detto la sua su tutto. Dal no al Mes, «strumento obsoleto», al si alle riforme «per modernizzare la Nazione e stabilizzare i governi», al forse alla sua candidatura, «sarebbe un test di alto livello, però non ho deciso». La campagna elettorale rappresenterebbe pure un' ottima occasione per un confronto con Elly Schlein. «Io sono disponibile», la sfida. E aspetta una risposta sul caso Degni, il magistrato della Corte dei Conti che sperava nell'ostruzionismo della sinistra sulla manovra e nell'esercizio provvisorio di bilancio. «La cosa grave è la sfrontatezza. Lei, e Paolo Gentiloni che l'ha nominato, non hanno nulla dire sull'argomento? E' normale che chi ha incarichi super partes si comporti da militante politico?». Per non parlare di Giuliano Amato, che ha evocato la deriva autoritaria alla Consulta. «Sono basita dall'idea che quando vince la sinistra deve poter esercitare tutte le prerogative e quando vince la destra no. Democrazia?».

Un anno duro Ci sarà da lavorare, dice la Meloni, che non si preoccupa di attacchi non convenzionali. «Sono non condizionabile. Non mi spavento facilmente, con me non funziona, preferisco cento volte andare a casa che cedere e accettare decisioni altrui. Non riusciranno a influenzare le mie scelte». Sarà un 2024 complesso, «dalle Europee alla presidenza italiana del G7, siamo tutti molto impegnati». Ci sarà il solito problema di soldi, visto che il Patto di Stabilità proibisce di intervenire in extra deficit. Il cuneo fiscale? La riduzione Irpef? «Troveremo le risorse, io preferisco tagliare la spesa pubblica che aumentare le tasse. Anzi, le abbiamo abbassate». Si confida nei tassi della Bce e nello spread, al momento contenuto.

Caso Pozzolo Niente sconti. «Dispone di un porto d'armi regolare, chi l'ha rilasciato avrà fatto i debiti controlli, ma la questione è un'altra. Chiunque detenga una pistola ha il dovere legale e morale di custodirla con serietà. Non conosco la dinamica dei fatti, però è chiaro che qualcuno, in questo caso chi possiede l'arma, non è stato responsabile. Vale per ogni cittadino, figuriamoci per un deputato di FdI». Da qui «la rigidità». Via, sospeso dal partito.

Verdini «Penso che sulla questione bisogna attendere l'inchiesta della magistratura, gli sviluppi, se necessario commentare quelli. Le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non è chiamato in causa e dunque secondo me non deve intervenire in Parlamento a spiegare nulla».

Famiglia Giorgia è stanca del gossip. «Nell'attuale legislatura ci sono due coppie di coniugi entrambe a sinistra, in Si sono il 25 per cento del gruppo, e nessuno, nemmeno io, parla di familismo. Mia sorella lavora da trent'anni in FdI. Dovevo mettere mia sorella in una partecipata statale come fanno tutti, invece l'ho messa a lavorare del partito mio». E a proposito di donne e maternità. «Sono considerata la più affermata d'Italia e se mi chiedono di scegliere tra Palazzo Chigi e mia figlia io scelgo Ginevra. Ma le donne non dovrebbero mai essere costrette a scegliere tra i due traguardi».

Europa La candidatura è in forse, «decideremo con gli altri del centrodestra», le alleanze invece, chissà, si vedrà. «Non sono disponibile a costruire una maggioranza stabile in Parlamento a Bruxelles con la sinistra, il ragionamento è diverso, come i regolamenti. Quando si forma una nuova Commissione si trova un accordo e succede che il presidente venga votato pure da chi non è in maggioranza». Chiude comunque all'estrema destra. «Adf e Rn non fanno parte del gruppo dei conservatori. Con i tedeschi distanze insormontabili», la Le Pen invece sta facendo «ragionamenti più interessanti» a partire dai rapporti con la Russia. L'Italia «ha le carte in regola per avere un ruolo importante in linea con il suo peso». Draghi al posto di Ursula? «Abbiamo collaborato bene nel passaggio di consegne, abbiamo appoggiato le sue decisioni di politica estera e energetica e l'appoggio all'Ucraina». Insomma, il valore non si discute però «lui si è detto indisponibile e parlarne oggi è prematuro». Sul Mes, la reazione positiva dei mercati alla mancata ratifica è indicativa. «Cerchiamo di renderlo più efficace».

Riforme Guai a toccare Mattarella. «Non vedo in cosa l'elezione diretta del capo del governo significhi togliere potere al capo dello Stato». Anzi. «Si crea secondo me un equilibrio, che si rafforzi la stabilità degli esecutivi senza ridurre le prerogative del presidente della Repubblica». E il referendum? Nessun Renzi bis, dice, non fatevi illusioni. «Non sarà un quesito sul governo, su di me, ma sul futuro della nazione. È un punto scritto nel nostro programma che cerchiamo di realizzare». E, spiega, si lega benissimo con l'autonomia regionale caldeggiata dal Carroccio. «Oggi abbiamo governatori forti eletti direttamente dal popolo e premier che possono andare al potere per giochi di Palazzo come e accaduto per troppi anni».

Economia Tasse giù, e va bene, purché non diventi uno slogan. E le pensioni su. «Il tema va affrontato in maniera più organica di quanto fatto finora. Anche con le parti sociali se hanno voglia di svolgere questo lavoro con noi». Giorgia si dice «fiera» dei provvedimenti per i giovani. «La sostenibilità del sistema va costruita con equilibrio, il modo migliore e uguale per tutti, senza scaricare i costi su chi non si può difendere». Il Pnrr poi. Incassata la quarta rata, richiesta la quinta, «tra gli obbiettivi dei primi mesi del 2024 c'è la messa a terra del nuovo Piano». C'è comunque da lavorare per aumentare la capacità di spesa effettiva, oggi troppo bassa. Invece si tratta di opere importanti che la gente aspetta.

Privatizzazioni Il governo intende muoversi con «un calo delle quote nelle partecipate che non riduca il controllo pubblico, come in Poste», oppure «con l'ingresso di privati con quote minoritarie, come in Ferrovie».

Un «bel segnale», dice, Palazzo Chigi lo ha dato con il Monte dei Paschi. Conclusione: «Aprirsi al mercato ma controllare ciò che è strategico». E la stampa. La Fnsi contesta l'emendamento sulle intercettazioni. «Niente bavagli. Io poi non fuggo le domande, come potete vedere».

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