Il grande vocalist nero che improvvisa Ravel

D opo incontri, scontri, trattative, scioperi, interventi sindacali con apertura del Piermarini alla cittadinanza tutta domani, saltata la prima, va finalmente in scena l'attesissimo Wagner dell'Oro del Reno. Si tratta del Prologo di Der Ring des Nibelungen, L'Anello del Nibelungo, vulgo la Tetralogia. Sul podio della coproduzione Scala-Staatsoper Unter den Linden Berlin il massimo esperto del repertorio wagneriano Daniel Barenboim. E sulla carta la programmazione, a cadenza stagionale, delle quattro opere che costituiscono la saga nibelungica: Oro del Reno, Valchiria, Sigfrido, Crepuscolo degli Dei. Nel 2013, bicentenario della nascita di Wagner, dopo Götterdämmerung, vengono riprese di fila le quattro giornate. Un'impegno che alla Scala ha pochissimi precedenti. Quelli filologicamente lacunosi degli anni Venti, Trenta e Quaranta e la svolta del 1950. Quando troviamo una dopo l'altra le quattro opere in lingua originale. Sul podio Fürtwängler, con regia di Erhardt e scene e costumi di Nicola Benois. Il miracolo si ripete nel '63, centocinquantenario della nascita di Wagner. Ancora i quattro titoli tutti assieme. Dirige André Cluytens con regia di Heinz Tietjen e allestimento Benois. Negli anni Settanta si mette nel cimento, ma in stagioni successive, Wolfgang Sawallisch, con regìa di Günther Rennert per Oro del Reno e di un discusso Ronconi per Valchiria e Sigfrido. Manca il Crepuscolo. Negli anni Novanta, ancora stagioni successive e percorso assai accidentato, tocca a Muti: Walkiria e Sigfrido con regia di Engel, Oro del Reno in forma di concerto, Crepuscolo di Kokkos. Per tutti è previsto poi l'intero ciclo. Che tuttavia resta un'illusione, rimandando ai soliti nomi di Fürtwängler e Cluytens e ai precedenti di scarsa attendibilità. Da oggi dunque Barenboim. Ma visto l'accidentato percorso di ogni Ring si riscontrano nuovi ostacoli. Non solo il previsto cast stellare non è più lo stesso ma soprattutto cambia la regìa, destinata a Klaus Michael Gruber. Che muore. Al suo posto è chiamato il fiammingo Guy Cassiers, nome di punta della prosa più che del teatro musicale. Arriva con Tim Van Steenbergen costumi, Enrico Bagnoli luci, Arjen Klerckx e Kurt D'Haeseleer video. E soprattutto con il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui, un giovane e affermato belga-marocchino cresciuto alla scuola coranica, assai sensibile all'intreccio di culture e alle relative religioni, direttore 2010 del Festival della Nuova Danza di Roma. Quanto a Cassiers, che firma l'intera Tetralogia, sta realizzando in parallelo una trilogia di prosa tratta da Musil (L'uomo senza qualità) e ne ha alle spalle anche una dedicata a Proust. Dichiara il suo Oro del Reno molto politicizzato, vera e propria metafora della crisi politica del nostro tempo. Dal punto di vista visivo l'allestimento è astratto, poggiato sul filo conduttore dell'acqua, l'elemento primigenio, quello dal quale, Talete docet, tutto si origina. Leitmotiv dell'acqua, griffe dell'intero Anello, è il motivo tematico e tonale del mi bemolle maggiore che apre e chiude l'opera. I costumi sono moderni, uomini in abito e look da sera per le donne, i giganti Fafner e Fasolt ingranditi da proiezioni che la mano di Cassiers artista visuale profonde in abbondanza. Forse qualcuno stenterà a distinguere Walhalla e Nibelheim. Il castello di Wotan e gli abissi dei Nibelunghi e del loro re Alberico. I Leitmotiv dei due, quasi fossero i due volti della stessa medaglia, sono del resto assai simili. In questa Vigilia molti gli interventi coreografici. Con L'Anello del Nibelungo, monumento della cultura europea, Wagner rompe con la tradizione. Realizza la sua riforma teatrale riassunta nella formula Wort-Ton-Drama. Parole, musica e danza intesa come realizzazione scenica. Le melodie fluiscono l'una nell'altra nel rosario della melodia infinita, la musica è venata da un cromatismo che incarna il principio della modulazione continua specchio della mutevole ambiguità dei sentimenti. Lo strumentale è arricchito da colori che spesso costituiscono una vera e propria firma.

Ispirato alla mitologia intesa come stagione incontaminata e universale, Wagner scrive i testi partendo dalla fine (ma la musica segue l'ordine cronologico) in modo che il Crepuscolo abbia come antefatto Sifrido, Sigfrido Valchiria e Valchiria l'Oro.

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