Grazie al film di Clint Eastwood si accende il dibattito sull'aldilà

L'ultimo film del regista americano, Hereafter, attraverso tre storie incrociate cerca di capire come ci vedono i morti dall'aldilà. Nelle sale si piange. E sul Giornale si apre il dibattito. Leggi i commenti di Luca Doninelli e Maurizio Cabona

Grazie al film di Clint Eastwood  
si accende il dibattito sull'aldilà

Milano – La sala del cinema Plinius di viale Abruzzi, a Milano, è piena. Allo spettacolo delle 17.30 di solito vanno le persone più anziane ma il 7 gennaio, tra l’Epifania e il sabato prima del grande rientro dalle ferie natalizie, è come se fosse un giorno di festa. Il pubblico, per questo, è variegato. Hereafter è uscito da appena due giorni ma fa già discutere. Un po’ perché gli ultimi lavori di Clint Eastwood hanno raccolto un notevole successo, un po’ perché il tema, l’aldilà, stuzzica da sempre la mente dell’uomo.

Il film non delude. Inizia con degli effetti speciali straordinari che riproducono lo tsunami del 2004. La storia, che si snoda tra San Francisco, Parigi e Londra, ti tiene inchiodato sulla poltrona fino alla fine, con un intreccio narrativo interessante, in cui si ricongiungono – non in modo banale - le vite dei tre protagonisti: una giornalista tv francese, un medium americano e un bambino inglese di 9 anni, figlio di una tossicodipendente. Hereafter, attraverso queste tre storie incrociate, cerca di capire come ci vedono i morti.

Nel buio della sala molti tirano fuori il fazzoletto. Si sente il rumore inconfondibile di chi tira su, con il naso, per evitare di esplodere nel pianto. Reazioni esagerate? Forse sì. Ma il regista è stato bravo - e delicato - nel toccare le corde emotive del pubblico. E la storia si prestava. Eastwood mostra anche un’altra abilità: evitare scivoloni metafisici (leggi il commento di Maurizio Cabona). Qualcuno, per questo, lo ha criticato, parlando di deriva new-age un po’ modaiola (leggi il commento di Luca Doninelli). Pare, però, che il film sia piaciuto molto anche in Vaticano. E questa, per il regista di Million dollar baby (che toccando il tema eutanasia aveva urtato la sensibilità della Santa Sede), è una grande novità.

Un po’ di tempo fa, presentando il suo film, aveva preferito non sbilanciarsi sul tema “aldilà”. “Abbiamo solo delle ipotesi, avremo una riposta quando ci arriveremo. Tutti, comunque, dobbiamo confrontarci con la perdita, il dolore, il senso di solitudine. E desideriamo poter comunicare con quelli che non sono più tra noi”.

Forse Hereafter non è un capolavoro. Probabilmente al regista di Mystic river e Gran Torino non interessano neanche più le statuette dell’Oscar. Spielberg gli aveva girato una sceneggiatura scritta da Peter Morgan (The Queen), lui ci ha dato dentro e in un anno ha sfornato Hereafter.

Archiviato l'aldilà a ottant'anni suonati "l'uomo dallo sguardo di ghiaccio" di Sergio Leone non ci pensa neanche a fermarsi. Ora sta lavorando con Di Caprio, che interpreterà J. Edgar Hoover, il fondatore dell’Fbi. Ancora una sfida per lasciare il segno nella storia del cinema.

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