Grande la copertina con «La nave dei folli» di Bosch, visionario pittore fiammingo, scelta da Emilio Biagini per «Il seme sepolto - La follia della verità», suo grande libro. Grande libro, edito da Fede & Cultura, perché lautore, docente di Geografia allUniversità di Cagliari e vincitore di prestigiosi premi di ricerca geografica e socio-economica, combatte gli attacchi del nuovo giacobinismo contro la Chiesa, smontando falsi storici e prendendo in giro lo spocchie pseudo-scientifiche. Afferma la verità della fede e della religione cristiana attraverso quattro commedie giudiziarie: «Chi si fida degli scienziati», «Lo strano caso del dottor Martin» (Lutero), «Camillo mago del cavillo» (è Cavour, artefice del nostro Risorgimento), «La lista del giudice Vaevictis». Questa quarta pièce dall'ottimo prefatore Piero Vassallo è reputata la più coinvolgente. Biagini vi sostiene che l'ultima guerra mondiale è stata scontro di imperialismi con un'Inghilterra che voleva distruggere la potenza della Germania.
Nella prima commedia davanti al Tribunale dell'Umanità con i guidici Buonsenso e Correttini è imputata la Scienza e coimputata la Metafisica, querelante lo Scientismo che l'accusa ritiene figlio della Scienza mentre questa lo nega. A difendere lo Scientismo per prima la Superbia con il corteo dei vizi capitali tra cui l'Invidia il cui motto è «nullità di tutto il mondo unitevi». Testimoni per la Scienza sono Matematica, Fisica, Chimica, Geologia, Biologia che dimostreranno nel corso del processo come il mondo abbia un inizio e che avrà una fine, che il caos è strutturato, è intelligente come l'apparente casualità di un lancio di dadi che dipende dall'averli pensati, tagliati per quel risultato. Dimostreranno come la Genesi della Bibbia coincida con l'evoluzione descritta dai nostri libri di Scienza: basta sostituire a cielo e terra i concetti di spazio e tempo, ai giorni le ere geologiche e il «sia fatta la luce» corrisponde al Big bang.
Per capire bisogna leggere perché la difesa attuata da Fisica, Chimica, Biologia è convincente, non casuale. Nel discorso sull'origine della vita si innestano problemi della moderna quotidianità. L'Aids per Biagini non è una minaccia nuova, è stato solo scoperto da poco e la correlazione con il virus dell'Hiv è incerta al punto che se manca questo virus ma c'è comunque la malattia le si è cambiato il nome in Itl. La «catastrofe» Aids in Africa serve alla propaganda: «Ecco, vedete il povero Terzo Mondo oppresso dall'imperialismo occidentale, privo perfino dei mezzi per curarsi». Il discorso, scientificamente documentato, serve a far capire che tanti catastrofismi annunciati servono a lobbies scientifiche per la pacchia di fondi di ricerca, emolumenti, mentre accade che interessanti scoperte come la "Deriva dei continenti" nel momento in cui furono divulgate siano state disattese dall'establishment scientifico.
Se si considera la Storia, i falsi sono più macroscopici: si pensi al «profeta» Marx. Affermò che il capitalismo avrebbe portato pochi ricchi e tantissimi poveri, senza tener conto oltre che della produzione anche dei consumi, invece più generalizzati e con un maggior benessere dei tanti.
Biagini smonta il «mito» di Giordano Bruno che definisce apostata e cultore di magia nera e ciononostante ebbe un processo più umano delle sue vittime cattoliche inglesi. Leggere bene la pagina 57 che lo riguarda per capire e scoprire che la Chiesa nel 1532 permetteva all'accusato di fronte all'Inquisizione di avere un avvocato, un diritto concesso in Inghilterra solo nel 1836. Meditare che sull'evoluzionismo la Chiesa si espresse già nel 1950: l'Humani generis di Pio XII lo definisce «ipotesi non contrastante con la Fede», mentre sono tuttora gli atei, talebani dell'evoluzionismo, a voler leggere un contrasto.
Conquista di Biagini l'umorismo, fin sulfureo quando ci definisce «i più grandi produttori di liquami» con «il vietato vietare, i tutti promossi, divorzio, aborto, droga». Colpisce l'introspezione tesa al divino nell'uomo, quando ci racconta delle esperienze di risveglio dal coma che coincidono con il Libro dei Morti egizio e quello tibetano e come Cicerone abbia affermato che «non esiste nazione barbara al punto da non aver la nozione di Dio».
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