«Negli ultimi giorni ho parlato tre volte con Donald Trump. Vediamo tutti e due la minaccia iraniana. Ma vediamo anche le grandi opportunità nel campo della pace». Sono le parole in parte rassicuranti di Benjamin Netanyahu. La guerra su più fronti in corso ha trascinato Israele e Iran in uno scontro diretto. Teheran ha già lanciato due volte razzi e droni contro lo Stato ebraico, provocando le rappresaglie di Tel Aviv. Dopo l'ultimo attacco, Israele ha risposto con aggressioni ai sistemi di difesa aerea e alle fabbriche militari iraniane. Da allora Teheran ha promesso di reagire, e l'attesa dell'offensiva fa parte della guerra psicologica della Repubblica islamica. Con il ritorno di Trump in carica, l'Iran è preoccupato di poter essere messo sotto pressione con l'uso di sanzioni per mettere in difficoltà la sua economia. Ma Teheran ha anche cercato accordi con la Cina e sta fornendo alla Russia droni nella guerra con l'Ucraina, oltre a partecipare ai Brics, che vogliono un'alternativa all'ordine mondiale occidentale.
In questa atmosfera incandescente nelle trattative per un cessate il fuoco in Libano qualcosa si muove. Il ministro degli Affari strategici israeliano Ron Dermer è volato a Washington, dopo essere stato in Russia la settimana scorsa, in segreto. Mosca è un attore importante in Siria, dove risiede una parte di Hezbollah, e la sua cooperazione in un accordo diplomatico potrebbe essere cruciale per un'intesa che impedisca al gruppo libanese di riarmarsi. La Siria, alleata di Teheran, è una via di rifornimento chiave di armi dall'Iran a Hezbollah. Israele sta dunque prendendo in considerazione la possibilità di un cessate il fuoco limitato nel tempo con il Partito di Dio. C'è preoccupazione infatti per la possibile decisione del Consiglio di Sicurezza Onu che potrebbe limitare le operazioni dell'Idf. Alti funzionari a Gerusalemme temono che gli Usa questa volta si asterranno dall'usare il loro potere di veto per proteggere gli interessi dello Stato ebraico.
Nel frattempo, Netanyahu nella riunione di governo di ieri avrebbe ammesso che c'era Israele dietro l'attacco ai cercapersone di Hezbollah del 16 settembre. Mentre politici libanesi hanno fatto trapelare al quotidiano Al-Akhbar che l'inviato degli Stati Uniti Amos Hochstein sarebbe arrivato nel Paese entro dieci giorni. Secondo altre fonti però Israele amplierà la sua operazione di terra nel Libano meridionale e l'Iran sarebbe pronto a lanciare un terzo attacco. Voci discordanti, come sempre in guerra. Potrebbe esserci tra l'altro un cambio ai vertici diplomatici con la nuova amministrazione Trump. Il miliardario libanese-americano Massaad Boulos, è tra i candidati possibili. È entrato nell'entourage del Tycoon quando suo figlio, Michael, nel 2022 ha sposato la quarta figlia di Trump, Tiffany. Boulos ha pure contribuito all'operazione di seduzione dei 2,5 milioni di elettori arabo-americani, presentando il neopresidente Usa come un «uomo di pace». E ora potrebbe prendere proprio il posto di Hochstein. Trump non nasconde, da parte sua, che vorrebbe che le guerre di Israele siano concluse entro il 20 gennaio, momento in cui entrerà in carica.
A ottobre, prima delle elezioni, il Tycoon così si era espresso: «Voglio vedere il Medioriente tornare alla vera pace, una pace duratura, e lo faremo in modo che quello che sta accadendo non si ripeta ogni 5 o 10 anni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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